Ilaria Di Vaio, una influencer formato famiglia

Chi è Ilaria Di Vaio? 

Nasco, cresco e vivo tutt’oggi in Umbria. Ho avuto la fortuna di crescere mettendo insieme tante influenze, tradizioni diverse. Un padre campano, napoletano, un nonno sardo e sono andata ad aggiungerci anche un marito pugliese. Questa educazione, questa possibilità di respirare diversi dialetti e modi di fare, hanno creato in me una mentalità eclettica, che mi ha reso sempre molto sensibile verso tutto quello che è il lato umanistico della vita.  

Ilaria Di Vaio

Come nasce la sua passione per il digitale? 

Ho studiato lettere e divento professoressa di italiano, storia e geografia. Insegno per un paio di anni alla Scuola Media fino a quando, purtroppo, a causa di una disfonia importante che ancora mi accompagna, sono stata costretta a scegliere tra il mio lavoro d’insegnante e la mia vita familiare. Con la nascita di Matilde non potevo non optare per la seconda con la speranza, forte, di trovare uno sbocco lavorativo che avesse meno alla prova la mia voce. Ma non demordo, continuo, perché ho un’altra grande passione in tasca: la scrittura. Nel frattempo, durante la prima gravidanza, quella di Matilde, che oggi ha 4 anni e mezzo, decido di aprire un blog e quindi di affidare le mie scritture al linguaggio del web. Ero avvezza già a questo meccanismo, vuoi per esperienze precedenti come MSN Space, che molti di voi ricorderanno, e vuoi anche per l’esperienza di mio fratello e il know-how di mio marito, mi sono ritrovata a crederci e ad affidare i miei racconti al web. Il mio blog si è trasformato così in un vero e proprio salotto virtuale che oggi accoglie tante lettrici. 

Che cos’è Blog Crumbs of Life? Come mai questo nome? A quale pubblico si rivolge? 

Nel 2015 il mio blog era on line. Decisi così di chiamarlo Crumbs of Life, non a caso. L’intento è quello di comunicare che tutto ciò che passa attraverso i canali social, non è la realtà a 360 gradi ma sono appunto piccole briciole di quella che poi è la vita, molto più complessa. Nel blog i primi argomenti che inizio a condividere riguardano le mie emozioni relative alla maternità. Non mi aspettavo tutto questo coinvolgimento da parte delle lettrici. Oggi mi ritrovo numerose ragazze, signore, donne, mamme e non necessariamente mamme, che si sentono coinvolte e che iniziano a vedere in me una compagnia. Una compagnia con la quale confrontarsi, una compagnia alla quale raccontare e anche consigliare. Questo è il mondo in cui concepisco i social come tali: un canale a doppio scambio, dove mi scrivono e io rispondo, ma anche un canale dove sono io a interpellare loro.  

Quali sono i principali canali social dove è presente? 

In primis Instagram, a seguire il blog, Facebook con i miei profili e molto attivo è il gruppo privato su Facebook, che oggi conta all’incirca 2.500 membri, ideato per riuscire a entrare in contatto più diretto, per quanto sia possibile, con tutte le persone che mi scrivono. Ricevo non meno di 100 – 110 messaggi al giorno su direct. Senza contare, tutti i messaggi su Facebook, i commenti sul blog e i messaggi nei miei post nella bacheca Instagram.  

Da blogger a influencer per diventare creatrice di moda. Come nasce la collaborazione con 2 Brothers? 

Mi è stata fatta questa proposta che ovviamente all’inizio mi ha spaventata. Come poter essere all’altezza in un ambito che conosco solo come acquirente? Il primo passo, per valutare il progetto è stato quello di conoscere il licenziatario e la sua realtà. Dopo aver notato la professionalità e aver strutturato insieme un piano vincente, ho sentito tutto l’entusiasmo e la sicurezza nel poter iniziare un progetto che mi ha vista affiancata da dei veri e propri professionisti.  

Cosa significa per lei essere una influencer? Sente il peso della responsabilità? 

Per carattere sono molto riflessiva e ogni cosa che mi riguarda viene vagliata attentamente. Sento una responsabilità notevole su di me, vedo i miei dati e quando, le prime volte, ho preso conoscenza di essere letta da migliaia di persone mi sono resa conto di quanto un mezzo di comunicazione possa amplificare il messaggio che passa. In seguito ai messaggi che ricevevo ho compreso anche come accadeva, spesso, di condizionare il modo di agire o pensare di chi mi seguiva. Il termine influenzare non piace, ma la realtà è che noi veniamo condizionati da ciò che vediamo e ascoltiamo fare dagli altri, soprattutto da chi stimiamo. E così, presa piena consapevolezza, del ruolo di questo mezzo, cerco giornalmente di usarlo come vorrei vederlo usare nei miei confronti o nei confronti delle persone che amo: in verità, con responsabilità e rispetto. 

Se poi questo significa rientrare in una categoria definita influencer, ho poco da controbattere. Anche perché non è poi un fenomeno nuovo che può essere discutibile. Ci condizioniamo dall’inizio dei tempi. Ma proprio per questo preferisco parlare di una “compagnia fidata”, perché io seguo e ascolto chi stimo e del quale mi fido. 

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