Parole D’Amore – L’educazione in Italia? Lavori in corso

 

L’impresa eccezionale è essere normale. 

Una frase che, in questo preciso momento storico, ha grande valore. Perché essere normali può voler dire, da un certo punto di vista, essere educati.

La buona educazione, l’educazione civica, il rispetto, la solidarietà, sono valori che dovrebbero essere “normali”, ma raramente sono considerati tali. 

Ed ecco che, essere dei buoni cittadini in questa Italia delle offese e della gara a chi urla più forte, diventa un atto di eroismo civico. 

Sono in autostrada che viaggio verso la città, è una mattina di cieli grigi e poco traffico, fatta eccezione per qualche tir che percorre, placidamente, la prima corsia. 

A un tratto, segnalati dai cartelli gialli, i lavori in corso; un restringimento, l’autostrada che, per un paio di km, diventa a una corsia, con limite settato dai cartelli a 60 km/h. 

Rallento, scalo la marcia, percorro il tratto in quarta. 

 

Scrivo da quando avevo cinque anni.
Forse cinque e mezzo.
Fino adesso ho scritto un sacco di libri, headline,
pptx, lettere, interviste, recensioni.
E questo articolo.
Una rubrica con i contenuti che amo e un titolo overpromise imposto dal direttore

Dietro di me, come un falco, dal nulla, appare un suv bianco. È arrivato dal cielo? Un secondo fa, nel retrovisore, non c’era nessuno. Sarà a 180. Mi fa i fari. 

I pensieri si rincorrono. Ma qui non siamo in terza corsia. E ci sono i lavori in corso. Penso al conducente. Sarà un’emergenza? In quel caso avrebbe le quattro frecce, in quel caso, forse, me lo farebbe capire. Molto più probabile si tratti di un’emergenza di fatturato, forse l’amante che lo aspetta? O semplicemente, un f*ga muoviti?

Sento il fiato sul collo del suv che vuole aprire tutta la manetta e volare via malgrado il limite, il personale a lavoro sul cantiere, i coni, i cartelli. 

Per un attimo capisco cosa si provi a essere inseguiti da una volante. Ma io non ho fatto nessuna rapina e dietro di me non ci sono le sirene. 

Eppure mi sembra di star compiendo un’impresa eccezionale perché, malgrado lo stress, i fari, magari i clacson, scelgo l’educazione. E penso che sia un po’ quello che succede a tante persone in questo momento: l’educazione in Italia è diventata una cosa da rivoluzionari, da eroi del piccolo. 

Rispettare i limiti senza considerare i clacson di un suv è l’equivalente dell’augurare una buona giornata a chi ti ha lanciato un vaffa, salutare il cliente che è entrato in negozio parlando al cellulare, dare il buongiorno a quello che ti ha chiesto il caffè dicendoti: “Fammi un caffè”, non raccogliere la protesta di quello che, in coda alle Poste, ti aizza dicendoti: “Ma ho ragione o non ho ragione a dire che sono tutti dei pezzi di m**da?”, timbrare il biglietto anche se non ci sono i controllori, rispondere “non sono d’accordo” a chi afferma “in Italia funziona così” e, forse, sorridere alle persone in metropolitana, al mattino, andando a lavoro. 

Il cantiere finisce, il suv morde la seconda corsia e scatta in avanti. 

Mi giro verso il bolide, aspettandomi gli improperi per il tempo che posso aver fatto perdere. Il conducente invece guarda da un’altra parte, i boschi sullo sfondo, forse il cielo. 

Gol? Rete? Win? 

È un po’ come aver segnato, in effetti.

Educazione Civica 1- Maleducazione 0.

Ma questa volta è stato facile, davanti alla porta c’era un’autostrada.

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