Parole D’Amore – La bellezza di pagare un F24

Apro il sito della banca per pagare le tasse. E mi chiedo delle cose. 

Ma soprattutto sono felice. Sarò pazzo? 

Quando lo disse quel ministro, anni fa, apriti cielo. 

Fu Padoa-Schioppa il primo ad affermare che le tasse sono “bellissime”. Forse non il primo in assoluto, il primo che io ricordi. Facciamo così. Il primo della seconda repubblica. 

Ovviamente un’affermazione come la sua, quando la raccontavo, provocava un’ondata di malcontento che spostati. 

“Ma che belle! Io devo pagare e quelli si mangiano tutto!” 

“Lo Stato fa schifo!” 

“Ci fanno pagare e quelli sono ricchi!” 

“AH! Sono belle? Falle pagare a quegli evasori che evadono! EVADONO!”

Quando arrivai a lavorare in pubblicità, anni fa, insomma nelle agenzie creative, la cosa che amai subito fu che, a un certo livello, il nero in quell’ambiente non esisteva. 

Dico a un certo livello, perché dovevi superare la soglia del: “fammi un sito, ti do duecento euro cash. Fattura? Ma va dai bomber, ci sistemiamo così, magari mettimi anche una di quelle scritte belle, bravo! Cosa vuoi da bere?” 

Tutto puoi dire della pubblicità ma non che non sia in linea col fisco. 

In dieci anni di agenzie non mi è mai successo, mai, che qualcuno mi dicesse: “E se te li do così?” 

Ed è una cosa splendida, a pensarci. 

Le tasse, aveva ragione Padoa-Schioppa, sono bellissime. E anche fare un F24 lo è. 

Ma perché? 

Cosa c’è di bello di svegliarsi a fine mese, controllare il calendario e togliersi dal conto un millino facile per pagare le rate del 730? 

Ci penso guardando il cielo fuori. In linea teorica un cittadino paga le tasse per contribuire ai servizi del Paese. Ma è una linea teorica, capirai dove sta il bello. E chi se ne frega dei servizi se fanno acqua da tutte le parti? 

Eppure c’è tanta bellezza, in quel documento che compiliamo stando attenti a scegliere le caselline e i numeri di riferimento, l’anno, l’importo. 

Ci sono i lungomare piastrellati di nuovo, per ballare nelle sere d’estate. 

Ci sono le panchine del parco dove possiamo ammirare l’autunno, stupirci per le foglie gialle che cadono dagli alberi, leggere qualche pagina di un libro durante la pausa del lavoro. 

Ci sono i lampioni che illuminano le notti in cui ci baciamo. 

E gli stadi dove andiamo a tifare la nostra squadra del cuore. 

E poi ci sono le uniformi dei volontari che si dedicano a noi, le giostre dei nostri figli, l’asfalto sul quale facciamo rombare la moto, le biblioteche, le scuole dove impariamo a vivere, dove ci innamoriamo, dove cresciamo, ci sono gli alberi che fioriscono a primavera, la pulizia delle strade, il profumo di detersivo fuori dalle aule. 

Scrivo da quando avevo cinque anni.
Forse cinque e mezzo.
Fino adesso ho scritto un sacco di libri, headline,
pptx, lettere, interviste, recensioni.
E questo articolo.
Una rubrica con i contenuti che amo
e un titolo overpromise imposto
dal direttore

In quelle tasse c’è anche la Nazionale di calcio con le tute, i campi dove si allena, lo stipendio dei magazzinieri, i palloni da scagliare in rete. 

Pagando le tasse, facciamo un po’ parte di tutte queste splendide emozioni. Vuol dire esserci, contribuire, costruire, dare fiducia. 

Adesso che ci penso, sull’F24 dovrebbero aggiungere una casella nella quale scrivere una dedica. La mia di oggi sarebbe: Ciao Stato, ho pagato le tasse, mi raccomando, dacci dentro! Fammi volare! Regalami il Mondiale! 

Guardo quel documento, con l’importo che dono al mio Bel Paese. 

E, di conseguenza a me. 

È azzurro, proprio, come il cielo, sopra Berlino!

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