Johannes: chiusura d’anno verso un +35% e per il 2026 alza l’asticella su sport-tech e sampling

Intervista al CEO Vittorio Castelli

Dal laboratorio dell’engagement al campo dello sport-tech: Johannes – 10 anni appena festeggiati – chiude un anno in spinta e guarda al 2026 tra creatività, dati e sampling evoluto. Ne abbiamo parlato con il Founder & CEO Vittorio Castelli.

Vittorio Castelli

Come si sta chiudendo il 2025 per Johannes?

Sta andando molto bene: stiamo registrando una crescita di fatturato del 35%. È l’anno migliore per fatturato e, in generale, per la vita dell’azienda: abbiamo anche festeggiato i 10 anni con un evento nella nostra sede milanese insieme a colleghi, amici e clienti. Guardando avanti, il mio desiderio è consolidare quanto fatto e ritrovare quello “spazio di tranquillità” necessario per impostare la strategia nel medio-lungo termine. Continueremo comunque con lanci importanti: fa parte del nostro modo di dettare il passo su engagement ed experience.

Dal lato mercato, com’è cambiata la domanda?

C’è sempre richiesta di progetti molto custom; non sempre però il budget va di pari passo con l’ambizione. Continuiamo a lavorare tanto con le agenzie, di cui siamo sicuramente degli ottimi alleati quando si tratta di mettere tecnologia e creatività a servizio dell’experience. Il trend che ci fa piacere è che sempre più brand ci cercano direttamente. Sull’esperienzialità hanno capito che possiamo progettare non solo l’ingaggio, ma anche la journey che lo sostiene.

A proposito di tecnologie: come passate dal prototipo all’industrializzazione senza perdere la vostra impronta artigianale?

A noi interessa soprattutto il risultato finale, non la tecnologia fine a se stessa. Alla fine, quello che conta è l’emozione che le nostre “macchine” lasciano nelle persone e di riflesso il beneficio che ne ricavano i brand che le utilizzano per interagire con i propri target. Certamente, ci appassiona la confezione del prodotto: come lo costruisci e come lo porti davanti al pubblico. Serve un mix di competenze tecniche, creative e di design. Così nascono le nostre “invenzioni” originali, ma non ci fermiamo qui. Per noi è importante fare scouting a livello internazionale, per ispirarci a ciò che esiste e riconfezionarlo con quella cura che, permettimi, noi italiani sappiamo dare. È ciò che ci rende unici su diversi prodotti.

Intercettate il meglio a livello internazionale e lo adattate ai clienti?

È una delle attività che mi piace seguire personalmente. Credo che per fare questo lavoro serva capire i desideri dei brand e scegliere cosa adottare. Lo scouting fa risparmiare tempo la variabile più delicata. E lo confesso: mi piace anche viaggiare per conoscere partner e soluzioni.

Guardando ai diversi settori e mercati: su cosa puntate? A livello internazionale si stanno aprendo delle opportunità?

Lavoriamo con brand di ogni settore e fortunatamente molti ci contattano direttamente perché hanno visto i nostri progetti. Sicuramente un’area su cui vogliamo spingere sull’acceleratore è quella legata all’ambito sportivo: il 2026, del resto, è l’anno delle Olimpiadi Milano-Cortina. A tal proposito stiamo portando sul mercato Multiball Experiential Play, un ledwall interattivo per sport e gaming che combina l’attività fisica con i giochi digitali che dà una spinta ulteriore in quell’area. All’estero andiamo spesso seguendo i brand nelle loro filiali: per esempio, ora siamo in Germania per una grande installazione esperienziale sportiva ad Hannover. Non abbiamo in programma di aprire sedi fuori: preferiamo una struttura agile in Italia, dove vediamo ancora ampio margine di crescita.  Se un domani avrà senso, potremo valutare network o alleanze. Se dovessi scegliere un  Paese, pensando al nostro lavoro con lusso e cosmetica, direi Francia, ma non è una priorità di oggi. 

Quali competenze state sviluppando nel team rispetto agli inizi?

Cerchiamo persone con un mix di competenze. Non siamo una multinazionale: ci aiutiamo tutti, dal creativo a chi scarica i colli quando serve, me compreso. Sto spingendo su ricerca e sviluppo: prima la facevo molto in prima persona, ora voglio che tutto il team coltivi propensione creativa e tecnica, anche chi lavora su social o comunicazione. Coinvolgiamo tutti nella parte creativa e di R&D.

Le tre priorità per il 2026?

Primo: consolidare costi e ricavi. Crescere del 35–40% è impegnativo: meglio stabilizzarsi, investire il di “più” su struttura e processi interni e ritrovare anche equilibrio personale. Perché l’aspetto umano per noi resta fondamentale. Secondo: sampling. Quest’anno abbiamo spinto molto e ci siamo resi conto di poter essere tra i player di riferimento in Italia. Spesso il sampling è fatto male: noi lo trasformiamo in ingaggio, affiancando la persona a macchine che registrano i dati utili per follow-up, promo e sconti. Nel 2026 tra le mire c’è quella di completare la parte digitale: non solo drive to store, ma anche acquisizione online e, se serve, consegna a casa. Terzo: più creatività e tecnica nel team. Ho tolto peso all’operativo per mettere al centro creatività, design ed evoluzione. È il DNA dell’azienda: non solo tecnologia, ma soprattutto idee. 

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