Performedia, l’agenzia media con vista sul futuro

Intervista all'Amministratore Delegato Francesco Di Norcia. Il manager traccia un bilancio del suo primo anno alla guida della società del Gruppo DigiTouch specializzata nelle strategie media online e omnicanale

Lo scorso gennaio DigiTouch ha annunciato l’ingresso di Francesco Di Norcia come capo di Performedia, la società del gruppo specializzata nelle strategie media online e omnicanali basate sui dati e orientate alla performance. Il manager, oggi Amministratore Delegato dell’agenzia, in questa nuova avventura professionale ha trasferito un’esperienza ventennale, maturata, dopo gli inizi in DadaMobile, all’interno di grandi realtà multinazionali come Wavemaker e Havas Media.

Francesco Di Norcia

Di Norcia, inoltre, nel corso della sua carriera si è messo alla prova anche come imprenditore: nel 2017, infatti, ha fondato la start up innovativa CDN. In vista della chiusura di questo primo anno in Performedia lo abbiamo intervistato per tracciare un primo bilancio e sondare gli sviluppi futuri della società. 

 

Performedia è parte di un gruppo come DigiTouch che fa della tecnologia e dell’innovazione il motore del proprio sviluppo. Come vi posizionate sul mercato?

Siamo il primo gruppo indipendente italiano, sopra di noi ci sono solo realtà multinazionali che, come noi, sono quotate in borsa. In questo scenario, guidare Performedia è motivo di estrema soddisfazione. Il nostro posizionamento si fonda su tre pillar, che poi sono quelli di tutta DigiTouch: attenzione al cliente, all’innovazione e alla tecnologia. Quello che ci caratterizza è un approccio molto scientifico, basato sui dati. Per noi non esiste quel “secondo me” che talvolta si usa nel marketing. Siamo un’agenzia molto innovativa, agile, che si muove all’interno di un gruppo dalla forma mentis tecnologica. 

 

Quanto delle sue esperienze professionali precedenti ha portato in Performedia?

Aver fatto parte di gruppi internazionali importanti mi ha consentito di essere precursore in diversi ambiti. Questo mi ha dato la possibilità di poter interpretare mercati e trend in anticipo, ma anche di esplorare come pioniere quelle nuove tecnologie e quegli strumenti che ci permettono di fare meglio il nostro lavoro. 

 

Cosa significa concretamente essere un’agenzia media omnichannel con un approccio consulenziale? 

Significa innanzitutto poter contare su un team integrato, con competenze diffuse, media e anche creative, non focalizzate per mezzo. Questo ci permette di seguire il cliente in tutti gli aspetti del marketing e dell’advertising. Il nostro è un approccio strategico nella creazione, produzione e distribuzione dei contenuti sulla base dei dati. La divisione fra ciò che è digitale e quello che non lo è ormai superata. Anche la Tv oggi è uno schermo connesso a internet, come può essere quello di uno smartphone. 

 

Quanto una realtà come la vostra oggi può fare la differenza realizzando progetti “cuciti” addosso al cliente?

Per noi partire dall’ascolto è essenziale. Ci mettiamo al fianco del cliente, né sopra né sotto. Siamo partner, ascoltiamo gli obiettivi di marketing e dopo di che, tramite un processo di analisi, andiamo a capire quello che il mercato sta dicendo relativamente ai nostri clienti. Proponiamo delle soluzioni con una visione laterale e con un’attitudine al problem solving. Forse la nostra peculiarità, rispetto ai gruppi più grandi, è quella di offrire velocità, ma senza proporre un servizio standardizzato. Abbiamo un modello di strategia disegnato ogni singola volta sui nostri clienti. Riusciamo ad adattare le nostre competenze ai singoli comparti, entrando nel merito con analisi molto peculiari e attente al dettaglio. Seguiamo diversi mercati, in particolare abbiamo sviluppato competenze significative nel settore delle assicurazioni e dell’insurtech, nella GDO, ma anche nel mondo della formazione universitaria. Abbiamo accompagnato e stiamo accompagnando tanti clienti verso l’innovazione digitale. 

 

Sul fronte dei servizi che offrite, come stanno cambiando le richieste dei clienti? Riscontrate un’evoluzione in questo senso? 

Veniamo da un periodo molto concitato, legato alla pandemia, da cui non siamo usciti del tutto. Il mercato pubblicitario nel 2020 ha subito uno scossone importante. Nel 2021 stiamo assistendo a una ripresa, i numeri ci dicono che stiamo vivendo un rimbalzo e ovviamente le richieste dei clienti sono le più variegate. Alcune aziende hanno bisogno di fiducia, di essere rassicurate, per cui prediligono un approccio basato sui numeri, dati che ci consentono di interpretare quello che sta accadendo. Per contro ci sono mercati più orientati all’innovazione e all’anticipazione di alcuni fenomeni che spingono molto di più sulla comunicazione. Siamo in grado di affiancare queste diverse tipologie di clienti. Più in generale ci stiamo interrogando sulla gestione del dato, su un tema centrale come quello della privacy e dei cambiamenti che riguardano la cookie policy, per continuare a garantire che i messaggi dei brand che si affidano a noi continuino a essere coerenti, puntuali e contestuali, anche a fronte di una perdita dei dati di terza parte. 

 

A questo processo corrisponde anche un’evoluzione delle competenze all’interno del team?

Stiamo assistendo a un’evoluzione della figura professionale del media planner, come si chiamava qualche tempo fa. Un cambiamento che sta avvenendo nella logica di un’affermazione di un approccio strategico basato sui dati. Oggi sono richieste competenze molto più analitiche. Un professionista deve saper analizzare, visualizzare e interpretare i numeri. Inoltre, un approccio consulenziale di tipo economico-finanziario è un aspetto che all’interno dei profili che ricerchiamo è diventato particolarmente rilevante. Oggi è fondamentale avere nel team persone che siano in grado di comprendere in modo approfondito le dinamiche dei diversi mercati. 

 

Quali sono le sfide che un’agenzia media come voi si troverà ad affrontare per accompagnare i clienti nel post pandemia?

Nei mercati B2C il consumatore è al centro. Un consumatore che nel post pandemia ha cambiato le sue abitudini. Questo vuol dire avere a che fare con persone che sono più digitali, più abituate a intrattenersi online e abituate a consumi “on demand”, sia quando si parla di media sia quando si parla di cibo. Questi cambiamenti fanno sì che i nostri clienti abbiano la necessità di essere sempre più veloci nell’intercettare queste nuove abitudini. Noi li aiutiamo in questo percorso. La prospettiva è quella di un periodo ibrido in cui cade la linea di confine che separa il mondo digitale da quello analogico. Il nostro compito è accompagnare le aziende nel trovare il proprio target, il proprio consumatore, all’interno di queste nuove abitudini che la pandemia ci ha portato.

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