Il Ritorno del Pubblivoro – Il buongiorno si vede dal caffè

Oggi parliamo di caffè, un settore che vede l’Italia grande protagonista e che è stato rivoluzionato nell’era moderna dalle capsule.

Giampaolo Rossi

Iniziamo con Bialetti, la società che nel 1933 ha inventato la moka soppiattando la cuccumella nata agli inizi dell’Ottocento. Bialetti, con lo spot “Bialetti il caffè d’Italia”, parte proprio dalla tradizione, come è giusto che sia dato che l’azienda da quest’anno entra nell’annovero dei centenari. Mostra in un televisore parte di una pubblicità degli anni Cinquanta con protagonista il mitico omino coi baffi. Il ponte con l’attualità è ben costruito attraverso l’uscita dallo schermo dell’omino Bialetti che, entrando nel mondo reale, prende colore, manifestando così la capacità dell’azienda di coniugare la tradizione con la modernità. L’omino prepara il caffè utilizzando le capsule Bialetti e la macchina automatica “Opera”, completando così la transizione verso il presente. Il personaggio Bialetti, con la preparazione del caffè in stile gnomo natalizio regala alla ragazza, che lo trova già fatto, un piccolo piacere mattutino che contribuisce ad un “Buongiorno” in senso letterale. L’intento di promuovere la Bialetti come torrefazione riesce e la volontà di evidenziare questa nuova identità è rafforzata dal fatto che la moka, prodotto iconico e fortemente identitario, rimane relegata nella televisione in bianco e nero. Atto coraggioso che rende l’azienda non solo moderna nella comunicazione ma anche nei fatti.

Segafredo, con “Un’esperienza ricca di esperienza”, gioca in maniera poetica su assonanze e dissonanze. Il parallelo è tra l’esperienza di consumo e la fabbricazione della miscela, le assonanze sono i pesi e tempi mentre le dissonanze sono le quantità. Le distanze tra i tempi, inoltre, sono poste sapientemente in crescendo fino ad arrivare all’estremo “un momento” e “una vita”, che risulta di grande effetto. La sequenza di immagini è molto ricercata e bella. Grande attenzione alla fotografia e ai dettagli che rendono la produzione difficile ma sicuramente con un risultato più alto. La sequenza che più emerge è quella finale che lancia il claim. Qui la scelta è per un montaggio formale, con una sequenza veloce di tazzine e caffettiere riprese dall’alto. Lo stile è quello di Instagram, quindi particolarmente moderno e attuale. Forse lo stacco dalle sequenze precedenti che attingevano all’immaginario del cinema è un po’ troppo forte. Dico forse perché lo spot nel suo insieme comunque funziona molto bene. Il claim è particolarmente ben riuscito, rimanendo sul parallelismo raccontato nella storia e giocando sul doppio significato della parola “esperienza”. Assonanza e dissonanza.

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