I Creator sotto la lente di ONIM: i più pagati su blog e YouTube

ONIM, l’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing, ha pubblicato il secondo Report sul settore, questa volta dedicato ai Creator. «Per chi si occupa o si approccia professionalmente al tema dell’Influencer Marketing è facile, spesso naturale, porre attenzione al punto di vista delle aziende – commenta Matteo Pogliani, Founder ONIM -. Si corre però così il rischio di dimenticarsi l’altra faccia della medaglia, quella dei creator, linfa vitale di ogni progetto. Comprenderne caratteristiche e modus operandi è infatti altrettanto decisivo in quanto ci permette di migliorare il loro coinvolgimento. Una mancanza, lato Italia, che trova risposta in questo secondo report 2019 dell’ONIM». Sono stati intervistati oltre 400 creator, per offrire uno spaccato concreto su caratteristiche e modus operandi. Il primo aspetto considerato è quello demografico: il fenomeno degli influencer si presenta giovane (quasi il 60% è under 30). Interessante notare il dato maggiore del cluster 30-40 anni (23,3%) rispetto a quello 20-30 (21,7%). Utenti, questi ultimi, troppo giovani per aver cavalcato la prima ondata di blogger e instagrammer, ma più vecchi degli under 20 (38,3%) e quindi non del tutto allineati per queste piattaforme e il loro utilizzo. Tra i settori pesano in particolare fashion (20,3%), lifestyle (19%) e travel (15,2%). Instagram si conferma il canale dell’Influencer Marketing: il 53,2% degli intervistati dichiara infatti di essere fortemente attivo su tale piattaforma. Seguono Facebook (18,5%) e i blog (9,2%).

La creazione di contenuti per i brand resta la forma di collaborazione preferita dagli influencer, seguita dalla partecipazione agli eventi e dai progetti di ambassadoring. Il 72,7% degli intervistati realizza da 1 a 3 progetti mensili, il 20,7% che ne porta avanti tra i 3 e i 7. Sorprendente, ma anche preoccupante, il 4,1% registrato da chi realizza da 7 a 10 progetti mensili e chi, il 2,5%, addirittura oltre i 10: un eccesso che rischia di incrinare la reputation dell’influencer. I driver che spingono l’influencer ad accettare una collaborazione sono diversi: reputazione del brand, compenso e contenuti di rilievo per la propria audience registrano un forte peso, a dimostrazione che non è solo la parte economica a fare la differenza. Da evidenziare il valore della qualità del progetto e quindi del concept, elemento spesso poco considerato dai brand, ma invece in molti casi fondamentale. Sul fronte delle regole, il 24,4% degli influencer intervistati dichiara che i brand e le agenzie chiedono solo a volte l’uso di #ad e degli altri tag, mentre il 24,4% addirittura mai. Molto basso e quindi input su cui riflettere, il 17,4% registrato dal “sempre”.

Infine, uno sguardo alle retribuzioni: quella a contenuto è la più diffusa (58,8%), a scapito di quella a performance (20,2%) ma è interessante il 21% raccolto dal mix, cioè da una base per la creazione di contenuti e una parte variabile a seconda delle performance registrate. Il compenso medio richiesto dagli influencer, al di là della piattaforma utilizzata, risulta in netta maggioranza inferiore ai 300 euro. Il  canale più “caro” è il blog (con il 26% dei progetti sopra i 300 euro). Prezzi più alti anche per YouTube che vede un 4% attestarsi tra i 600 euro e 1.000 euro e un 1% sopra i 2.000 euro.

 

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