Facebook, multa da 5 miliardi di dollari per la violazione della privacy

Come pubblicato ieri sui siti dei principali quotidiani, Facebook pagherà 5 miliardi di dollari per risolvere la disputa sulla violazione della privacy degli utenti relativa a Cambridge Analytica e ad altri casi. Lo ha annunciato la Federal Trade Commission, definendo la sanzione «senza precedenti».

Tre i voti a favore, quelli repubblicani, e due contrari, quelli dei due membri democratici. L’accordo raggiunto tra la commissione e il social prevede anche la creazione da parte di Facebook di un comitato indipendente per la privacy, mettendo di fatto fine alla possibilità per Mark Zuckerberg di avere l’ultima parola sul tema. A Facebook viene inoltre richiesto di non usare a scopi pubblicitari i numeri di telefono ottenuti dai suoi utenti per motivi di sicurezza.

Mark Zuckerberg

L’intesa «richiederà un cambiamento fondamentale nel modo in cui affrontiamo il nostro lavoro», scrivono da Menlo Park. Sul suo profilo, Mark Zuckerberg ha spiegato che verranno coinvolti centinaia di ingegneri e più di mille persone in azienda.

«Abbiamo raggiunto un accordo sulla privacy. Pagheremo una sanzione storica ma, ed è il fatto più importante, effettueremo importanti cambi strutturali su come mettiamo a punto i nostri prodotti e gestiamo la società. Facebook ha la responsabilità di proteggere la privacy della gente – ha detto il fondatore e CEO del social network -. Abbiamo già lavorato duramente a questo obiettivo, ma ora fisseremo standard nuovi per l’industria. Il prossimo obiettivo per la nostra società è costruire tutele alla privacy forti come i migliori servizi che offriamo. Mi impegno a farlo nel modo corretto e a costruire la miglior piattaforma social per la nostra comunità», ha concluso.

Intanto, il Dipartimento di giustizia americano ha avviato  un’indagine sulla competitività nei mercati del digitale. A sanzionare Facebook, per un milione di euro, in seguito all’utilizzo improprio di dati di 87 milioni di utenti da parte della società di consulenza politica britannica è stato anche il Garante italiano per la privacy.

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