“The Power of No”: Erik Kessels, la leggenda irriverente che trasforma l’errore in linguaggio

Erik Kessels – artista, curatore e communication designer, Co-Founder di KesselsKramer – ieri ha portato sul palco di Intersections la sua lezione più semplice (e radicale): il potere del “no”. «Più dici no, più definisci chi sei», ha spiega, rivendicando un percorso trentennale senza compromessi: scegliere i progetti, rifiutare clienti sbagliati, difendere le idee forti. All’inizio della carriera, viene licenziato «perché troppo individualista».

«È la lettera più bella che abbia mai ricevuto», ha detto scherzando: essere “individui” è la condizione per innovare. Da lì nasce KesselsKramer ad Amsterdam (con sede in una chiesa), e una pratica che rifiuta i cliché dell’industria: «Odio il 95% dell’advertising; il 5% che resta va spinto, cambiato, rischiato».

Nel suo intervento Kessels ha demolito anche i brainstorming: «In stanze affollate vince chi parla più forte. Le idee nascono meglio in pochi: provi, mostri, ritocchi». E a proposito di rapporto con i clienti o potenziali clienti ha detto: «Se l’idea è forte, non va annacquata». Supportato dalle immagini di alcune delle campagne più iconiche realizzate dalla sua agenzia, il creativo ha riassunto così un principio operativo centrale nel suo approccio alle idee: ingrandire il problema per risolverlo davvero e dire no alle persone sbagliate: «La vita è troppo corta per lavorare con… persone tossiche».

Infine, la sua estetica: l’imperfezione come ispirazione. Dalla “found photography” ai libri-cult, Kessels celebra errori, incidenti e storture del quotidiano: «In un mondo che rende tutto “perfetto”, la scintilla creativa nasce dal non perfetto». È lì che la creatività smette di essere format e torna ad essere sguardo: pratico, ironico, umano. Messaggio finale? Dire “no” è un atto creativo: dà forma all’identità, protegge le idee, apre cento porte migliori di quella che si chiude.

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