
Golin: costruire reputazione nell’era dell’iperconnessione
Intervista ad Antonella Lupica, Managing Director per l’Italia dell’agenzia
In un contesto in continua evoluzione, il ruolo delle agenzie nella corporate communication è sempre più centrale.
Qual è la visione di Golin su questo scenario? Quali sono oggi le sfide più grandi per le aziende nel comunicare con i propri stakeholder?
La separazione tra la comunicazione corporate fredda e razionale e la narrazione scintillante del marketing è ormai evaporata sotto il sole rovente della reputazione. Ogni parola detta o non detta è un posizionamento valoriale, una dichiarazione d’intenti che può costruire imperi o distruggerli in un post. E qui risiede la vera sfida: è sempre più complesso optare per una comunicazione neutrale. Ogni azienda è un personaggio pubblico, ogni brand è una narrativa che si scrive in tempo reale sotto gli occhi – e i giudizi – di milioni di stakeholder. Ecco perché il ruolo delle agenzie nella comunicazione corporate è vitale. Perché nel caos dell’iperconnessione, servono navigatori esperti, capaci di trasformare ogni interazione in un’occasione per consolidare la reputazione e, quando serve, spegnere incendi prima che diventino inarrestabili. Chi non sviluppa questa consapevolezza è destinato a farsi travolgere.

Antonella Lupica
La reputazione di un’azienda non si costruisce solo attraverso il crisis management, ma anche tramite una narrazione strategica che valorizzi il purpose e gli obiettivi aziendali. Come Golin aiuta le aziende a costruire e a rafforzare la propria reputazione nel lungo periodo?
La reputazione non è un cerotto che si applica quando scoppia una crisi. E non si aggiusta con un comunicato stampa ben scritto o con un post riparatore su LinkedIn. La reputazione è un’architettura costruita nel tempo, mattone dopo mattone, con scelte reali e coerenti. Non è sufficiente sventolare qualche parola d’ordine alla moda. Per essere credibili, è sempre più urgente dimostrarlo con i fatti lungo tutto il percorso, non solo in caso di eventi traumatici per l’azienda, come un singolo post di un dipendente che in un attimo polverizza anni di storytelling aziendale costruito a tavolino. Ed è qui che entriamo in gioco noi. In Golin crediamo che la costruzione di una solida reputazione passi attraverso una narrazione autentica e coerente, che rifletta i valori e la missione dell’azienda. Collaboriamo con i nostri clienti per sviluppare strategie di comunicazione che enfatizzino il loro purpose, creando il cambiamento che conta. Questo approccio proattivo alla gestione della reputazione va oltre la semplice risposta alle crisi, perché mira a costruire una fiducia duratura attraverso una comunicazione essenziale, trasparente e di valore.
Nel corporate storytelling, il rapporto con gli stakeholder è fondamentale. Come si sviluppano strategie efficaci per coinvolgere media, investitori, istituzioni e dipendenti? Quali strumenti e metodologie privilegia Golin per garantire un engagement autentico?
Troppe aziende parlano, pochissime ascoltano davvero. Per questo Golin propone un approccio diverso attraverso la creazione di connessioni reali.
Ai media cerchiamo di proporre storie che vale la pena raccontare. Agli investitori prospettiamo una visione chiara e trasparente dell’azienda.
Con le istituzioni creiamo alleanze basate su credibilità e impatto concreto. Per i dipendenti, rendiamo la cultura aziendale un progetto autentico. Gli strumenti sono a disposizione di tutti. Il punto è il metodo. Engagement significa costruire una relazione vera, continua, dove ogni stakeholder sente di contare. Perché oggi, ignorare il pubblico o trattarlo con sufficienza è un disastro reputazionale.
In un mondo sempre più interconnesso, una crisi può amplificarsi rapidamente e avere conseguenze significative. Qual è l’approccio di Golin alla gestione delle crisi?
La verità è che oggi molte aziende hanno la presunzione di controllare sempre e comunque la narrazione, sottovalutando l’importanza della relazione e dell’ascolto. Come Golin, proponiamo il crisis management molto prima che la crisi esploda, perché non è mai semplice agire quando è troppo tardi. Serve una strategia solida, fatta di ascolto continuo, simulazioni di scenario e rapidità di risposta, all’insegna di trasparenza, velocità e credibilità. L’intelligenza artificiale in questo ambito sta guidando un cambiamento importante, permettendo analisi predittive e personalizzazione dei contenuti, ma da sola non basta.
Questa deve combinarsi con la relazione umana, che in Italia riveste ancora un ruolo centrale e determinante. In Golin, siamo convinti che per superare una crisi, non solo dobbiamo passarci attraverso, ma è necessario uscirne più forti di prima. E ciò è possibile solo nutrendo costantemente le relazioni umane.
Quali sono le nuove opportunità offerte dal digitale e dai social media per costruire una narrazione più efficace?
Oggi il corporate storytelling non può più essere un monologo autoreferenziale.
Il pubblico è un interlocutore attivo, critico, a tratti spietato. Un’azienda che non modella la propria narrazione ai nuovi canali digitali rischia di essere esclusa dalla conversazione. La narrazione deve poter vivere su più piattaforme, adattandosi ai linguaggi e alle dinamiche di ciascuna. Le opportunità sono infinite per chi sa coglierle. Il digitale consente un targeting chirurgico, con messaggi iperpersonalizzati che parlano direttamente alle persone giuste.
I contenuti multimediali interattivi offrono esperienze coinvolgenti, trasformando lo storytelling in qualcosa di partecipativo. Il monitoraggio in tempo reale permette di anticipare le reazioni, correggere il tiro e rispondere prima che una piccola tempesta si trasformi in un uragano reputazionale. In Golin supportiamo le aziende a dare dinamicità e autenticità alla loro narrazione. Perché nell’era dell’informazione istantanea, chi non sa comunicare nel modo giusto e nel posto giusto è destinato a parlare nel vuoto. E nel vuoto, nessuno ascolta.
Tra nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, e tematiche come la sostenibilità e l’inclusione: quali sono, secondo voi, i principali trend che ridisegneranno il settore nei prossimi anni?
Il futuro della comunicazione corporate sarà scritto dalla capacità delle aziende di avvicinarsi alle proprie audience alimentando una relazione virtuosa fatta di condivisione e ascolto. L’intelligenza artificiale è già un game changer, ma non ancora per tutti. Chi la userà per rendere più autentici i propri contenuti ed entrare in relazione con il proprio pubblico ne trarrà un vantaggio competitivo. Chi, invece, automatizzerà la propria comunicazione con fredda efficienza burocratica rischierà di perdere l’anima e la fiducia dei propri stakeholder. Sostenibilità e inclusione saranno il banco di prova della credibilità aziendale, perché nessuno potrà permettersi il lusso di dichiarare un impegno senza far seguire azioni concrete. Il mercato italiano vincerà se sarà in grado di far convivere innovazione, autenticità e tradizione con quella che è la peculiarità di noi italiani, il networking e la fiducia, che a nostro avviso valgono quanto un solido piano di marketing. Perché, nel mondo che verrà, la comunicazione corporate sarà una questione di sopravvivenza.