A Inside Comunicazione il Premio “Best B2B Marketing & Communication Strategies”

Il riconoscimento dato da Touchpoint a un’agenzia capace di imporsi come punto di riferimento per le aziende che operano nel mercato business to business”. Ne abbiamo parlato con il CEO Luca Targa

Non c’è dubbio, nello scenario attuale conquistare l’attenzione del target professionale è una sfida che si vince mettendo in campo la capacità di utilizzare nuovi formati, linguaggi e piattaforme. Il prossimo 24 novembre, Inside Comunicazione riceverà il Premio Touchpoint “Best B2B Marketing & Communication Strategies”. Un riconoscimento che va a una realtà come la vostra che si è affermata come punto di riferimento per le aziende che operano nel mercato “business to business”. Quali sono gli elementi su cui negli anni avete costruito la vostra credibilità in questo ambito?

Luca Targa

Non ho dubbi in merito: costanza e perseveranza. Ma anche investimento in formazione del personale e tecnologia: il 10% del nostro fatturato è impiegato con questa visione. La valorizzazione delle persone per noi è centrale. Inside è una famiglia a tutti gli effetti. Ci sono professionisti che hanno iniziato a lavorare qui e da 25 anni sono dentro l’agenzia. Questo è significativo, soprattutto in un mondo della comunicazione spesso caratterizzato da un notevole turnover. Quelli che ho appena elencato sono gli asset che nell’ultimo triennio ci hanno consentito di mettere a segno in media una crescita del 30%. Un risultato che poggia proprio sulla nostra credibilità e su una professionalità riconosciuta, in particolar modo nell’ambito del B2B. Parliamo di una nicchia, certo, ma ricca di eccellenze e che soprattutto richiede specializzazioni importanti. Questo riconoscimento da parte del mercato ce lo siamo conquistato con la chiara consapevolezza di perseguire valori come l’etica, la trasparenza, il rispetto delle persone. Per fare un esempio, noi non abbiamo avuto bisogno della pandemia per introdurre lo smart working! Al nostro interno è sempre stata chiara l’importanza dell’employer branding. Chi lavora con noi deve essere messo nelle condizioni di lavorare al meglio. 

 

Ma cosa significa lavorare in Inside?

Lavorare in Inside significa trovare un contesto favorevole per esprimere il proprio potenziale, ma anche impegnarsi a continuare a imparare. Vuol dire prendere come minimo due certificazioni all’anno. Lo studio deve essere costante. In un mondo come quello attuale è fondamentale l’aggiornamento. E io, come datore di lavoro, ti metto nelle condizioni migliori per farlo, durante le ore di lavoro e a spese dell’agenzia. Non bisogna mai dimenticare che nel nostro settore il sapere si deve sempre accompagnare al fare. 

 

Come è cambiata la comunicazione B2B in questi anni?

Una premessa: su questo fronte c’è ancora tanto da fare. Questo perché soprattutto nelle piccole e medie imprese, che costituiscono il tessuto imprenditoriale italiano, la comunicazione viene vissuta più come un costo piuttosto che come un investimento. A torto, perché oggi tutto quello che si propone è misurabile. I titolari delle aziende spesso sono abituati a fare i conti con le macchine e la loro produttività, per cui fanno fatica a cogliere un valore non tangibile come quello della comunicazione e a comprenderne il ritorno. La pandemia, però, ha cambiato un po’ le carte in tavola. Da un momento all’altro non si poteva più andare alle fiere di settore, non era possibile portare avanti le solite attività “basic” con le chiusure dettate dal Covid. Insomma, le limitazioni della pandemia hanno fatto emergere un lato oscuro che ha accelerato le iniziative di comunicazione digitale. 

 

C’è da fare attività educativa verso chi fa impresa?

Certamente. A tal proposito, con Fausto Lupetti editore sto per pubblicare il mio nuovo libro. Uscirà a dicembre con il titolo “Inside Business 2 Business”. Ho volutamente ripreso il nome storico della nostra agenzia. Questo volume è proprio pensato per chi fa impresa, vuole essere un ABC che spiega il valore e l’importanza della comunicazione nel B2B. 

 

Possiamo dire che la creatività sia diventata una chiave di successo del marketing B2B?

Quando si riesce a far comprendere il potenziale della comunicazione B2B, la creatività assume il ruolo di apripista. Questo perché tutto quello che devi comunicare è figlio di un pensiero, di un’idea. Oggi anche nel B2B possiamo permetterci di osare, di essere disruptive. In questo settore tutti sono portati a comunicare le stesse cose, per questo uscire dall’omologazione può fare davvero la differenza. Noi lo stiamo facendo con i nostri clienti. Non a caso abbiamo un ufficio creativo importante all’interno dell’agenzia. In Inside concepiamo la creatività come qualcosa in grado di passare attraverso i diversi touchpoint, mettendo in relazione il mondo fisico e quello digitale, per costruire una narrazione che dalla storia dell’azienda, dai suoi valori, arriva al prodotto. Partiamo dallo storytelling per arrivare allo storydoing. Spesso ce lo si dimentica, ma anche nel B2B comunichiamo a delle persone. Nel B2C sono milioni di persone, nel B2B ci interfacciamo con gruppi più ristretti, ma l’approccio deve sempre essere Human to Human, al di là degli acronimi. Inoltre, capita di frequente che il B2B si trasformi in un B2BC. Ci sono tante sfaccettature. Il messaggio che deve passare è che se non comunichi non esisti e che il digitale apre tantissime opportunità e ti consente di arrivare a presidiare mercati che solo qualche anno fa non avresti nemmeno potuto immaginare. 

 

Nella tua carriera professionale hai indossato i panni dell’imprenditore, ma anche quelli del manager…

Non credo nella fortuna, ma credo nel destino. Mi sono trovato a fare il manager nel momento in cui l’azienda di famiglia, all’interno della quale ho imparato a fare impresa, è stata ceduta. Da lì ho imboccato un percorso che mi ha consentito di vedere cosa significa fare il manager, fare esperienza di quello che succede dietro la scrivania. Quando ti si presenta un’opportunità, l’abilità sta nel saper leggere le situazioni. Sono contento di come sia andata, poi mi è capitata l’occasione di rilevare quella che allora era una piccola agenzia che all’epoca impiegava tre persone… Inside! Sono fiero e contento di questa scelta, orgoglioso per quello che abbiamo costruito. Però quello del manager e dell’imprenditore sono mestieri diversi. Ci sono bravi manager, bravi specialist, molto competenti nei rispettivi ruoli, che nonostante questo non potrebbero mai fare impresa. Per fare l’imprenditore ci vogliono tre caratteristiche. La prima è il “fisico” ed è la più importante. Ogni giorno quando ti svegli devi aspettarti una cosa bella e una cosa brutta! È impegnativo. La seconda caratteristica è la perseveranza. Il terzo elemento, la capacità: servono idee, devi essere creativo e inventarti qualcosa ogni giorno. Io mi definisco un mestierante curioso, nel senso positivo del termine. Fare l’imprenditore non è un lavoro, ma una scelta di vita. 

 

Nel mercato della comunicazione, qual è il tratto distintivo di Inside? 

Alla guida di Inside c’è un imprenditore che viene dalla formazione, dalla GDO e quindi dal controllo di gestione. Una persona che ha saputo trasformare un’agenzia in un’azienda. Inside ha tutti i crismi di una multinazionale, gestita con tutto quello che serve: processi adeguati che ci danno la possibilità di performare non solo dal punto di vista creativo e dei servizi che vengono offerti. Questo ci permette di parlare la stessa lingua dei nostri clienti. Un imprenditore sceglie Inside perché sa che dietro la nostra agenzia trova un altro imprenditore che ne capisce le esigenze. 

 

Per concludere: è recente la notizia dell’acquisizione del 51% di Inside Comunicazione da parte del gruppo Digital360…

Si apre un nuovo capitolo della nostra storia. È una cosa che abbiamo voluto e rientra in una strategia condivisa con le varie funzioni di Inside. Si è concretizzata proprio ora perché oggi siamo arrivati a essere un riferimento e una eccellenza nel B2B. Ma nello scenario attuale da soli non si va da nessuna parte. Questa operazione ci consentirà di mantenere la nostra leadership, integrandoci in una struttura all’interno della quale ci potranno essere degli scambi di competenze. Abbiamo raggiunto un ottimo livello, ma per mantenerlo riteniamo che sia fondamentale trovare e condividerlo con dei compagni di viaggio.

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