Gibbo&Lori, attenti a quei due

Gibbo, Giovanbattista Oneto (copy) e Lori, Lorena Cascino (art) sono le menti creative dietro a Gibbo&Lori (gibboelori.com). Gibbo, laureato in pubbliche relazioni e pubblicità (un passato in nazionale italiana di scherma) e Lori, Graphic Designer con un forte background artistico, formano un duo affermato nel panorama creativo.

Giovanbattista Oneto e Lorena Cascino

Le loro carriere si incrociano per la prima volta nel 2007 presso la Lowe Pirella Fronzoni dove lavorano per 4 anni; nel 2011 passano in Young & Rubicam in veste di Copywriter e di Art Senior Director. Nel 2015 optano per l’indipendenza e fondando Gibbo&Lori.

Da anni seguono la comunicazione di Idealista. Loro è il tormentone “succhino” nello spot intitolato “Amore a prima visita” del portale di annunci immobiliari. 

Tra le altre realizzazioni spiccano: la campagna Mellegatti, Brandani Porcellane, Diesel, la controversa campagna per Galhop Beer e la nuova creatività on air in Tv in questi giorni di Layla Cosmetics.

Un frame della campagna di Idealista

 

Quando nasce Gibbo&Lori?

G&L: Nel 2015, dopo l’esperienza di anni in agenzie internazionali, abbiamo deciso di prendere la strada dell’indipendenza. Non c’era allora e non c’è neppure oggi l’intenzione di creare un’agenzia. Ci piace definirci partner. Abbiamo delle relazioni con aziende per le quali seguiamo la strategia di comunicazione. Abbiamo scelto di rimanere in due in questi anni, anche se più volte c’è stata l’opportunità di diventare un’agenzia boutique di 10/15 persone. Questo passo avrebbe comportato gestire un team e inevitabilmente diventare manager, rinunciando a fare i creativi, a ragionare su uno scritto e su una creatività. Avremmo dovuto privarci della nostra passione. Al momento preferiamo rimanere in due. Prendere meno lavori e poterli seguire personalmente. È un lavoro sicuramente meno da imprenditori, ma più artigianale. Però così riusciamo a tenere la barra della qualità alta e possiamo continuare una relazione stretta con i nostri partner.

 

Perché la scelta di uscire dalle agenzie internazionali?

Forse la sofferenza della routine e la perdita di entusiasmo che avevamo entrambi ci ha portato a fare un salto. Questo è un lavoro che necessita di molta euforia, fervore e passione. Ci vuole sempre slancio. Per affrontare un problema uscendo dagli schemi di ragionamento abbiamo bisogno di appassionarci. Dobbiamo essere liberi di pensare qualsiasi cosa, anche la più assurda. Quindi o cambiavamo il modo di farlo o cambiamo lavoro. 

 

Come siete riusciti a ricavarvi il vostro spazio nel settore?

I primi tempi abbiamo iniziato come freelance. Pian piano abbiamo avuto un primo cliente e poi un altro ancora. Ora lavoriamo solo a stretto contatto con molte aziende e siamo riusciti a creare rapporti basati sulla fiducia.

 

Quali i vostri partner attuali?

Con Idealista lavoriamo da oltre 6 anni. Li abbiamo conosciuti quando si stavano lanciando in Italia. Abbiamo fatto un percorso insieme bello e fortunato. Loro sono nel nostro cuore. Con Galhop Beer abbiamo fotografato lo stato dell’azienda. Se sei un piccolo birrificio artigianale di campagna e ti vuoi lanciare in un mercato dominato dalle grandi multinazionali, la domanda è “ma dove vuoi andare!?”. E noi lì siamo andati. Per i nostri partner, come Barilla, Intimissimi, Emmentaler, Diesel e Melegatti sviluppiamo una comunicazione più strategica. Ci attivano quando hanno esigenza di uscire con delle campagne ad hoc. L’ultima arrivata è Layla Cosmetics, un partner in cui crediamo molto. Babila Spagnolo ha una visione ben chiara, ma allo stesso tempo si lascia guidare.

 

Il vostro ultimo lavoro è appunto per Layla Cosmetics. Come è nato il progetto?

La creatività è nata nel momento esatto in cui Babila Spagnolo ci ha svelato il nome del mascara “The Longer, The Better, Extrablack” (qui la campagna). Ci siamo fatti ispirare ed è venuta fuori una canzone tamarra e carica di energia. Layla è un brand che vuole differenziarsi e sta provando a farlo sia nei prodotti che in comunicazione. Layla viene fuori con un progetto al minuto ed è per questo che si è ritagliata un suo spazio sui social. È un brand reattivo e coerente, due valori importanti per riuscire a emergere oggi. Layla è un’azienda di 86 anni con un’identità ben precisa: dinamica e una comunicazione con un effetto “wow”. Babila ci mette la faccia. Ha una forte fanbase sui social con cui interagisce costantemente. Ora è al Cosmoprof, la più grande fiera make up in Italia, e ha presentato il nuovo mascara resistente all’acqua. Il claim? “Bagnati, è waterproof!”. Ho detto tutto.  

Layla Cosmetics

Lo spot di Layla Cosmetics con Babila Spagnolo

 

Come sta cambiando la comunicazione?

Non crediamo ci sia stato un cambiamento così radicale. Ovviamente la crisi economica portata dalla pandemia ha influito decisamente sulle produzioni. Le aziende sono disposte a investire, ma diversamente. Inoltre, ora farsi notare è sempre più difficile. Il ritmo frenetico portato dai vari social rende complessa la visibilità. Ritagliarsi uno spazio ed essere notato come brand diventa sempre più arduo. Però rispetto ad altri settori, la creatività e le idee sono l’unica chance per differenziarsi. Non ci sono algoritmi o intelligenza artificiale che possano competere, almeno per ora.

In questo marasma di brand che urlano, riuscire a usare con intelligenza e creatività i social e i vari media per conquistare un posizionamento è il nostro obiettivo.

 

Come alimentate il vostro business?

Per fortuna è un business passivo. Appena usciti dall’agenzia abbiamo fatto un lavoro per un piccolo birrificio che in poco tempo è diventato virale. E poi siamo stati contatti da Idealista. E dopo “Succhino” hanno cominciato a chiamarci da più aziende.  

 

Partecipate alle gare?

Le selezioniamo molto attentamente. Le gare sono un meccanismo un po’ perverso. Però laddove intravediamo un’opportunità investiamo il nostro tempo.

 

Un brand sul quale vedete un potenziale inespresso e vi piacerebbe metterci la vostra creatività?

Ci siamo mangiati le mani per U-Power, una gara a cui abbiamo partecipato senza vincere. Il brand è la Nike dei lavoratori. Un mondo che ha un gradissimo potenziale e che ci piacerebbe valorizzare.

 

Una sfida creativa che vi manca?

Fare una mini serie o un corto, magari anche un film. Ci ispiriamo ai The Jackal.

 

Cannes è alle porte. Ai tempi in cui lavorate a Lowe Pirella Fronzoni grazie alla campagna per Enpa vi eravate aggiudicati il primo posto ai Giovani Leoni. Vi manca quel palco?

Non siamo bravi a vincere i premi. Il nostro lavoro piace di più alle persone che agli addetti ai lavori. Cannes è una bellissima esperienza. Non partecipiamo ma lo seguiamo ed è sempre fonte di ispirazione. Attualmente siamo in short list per i Diversity Awards con lo spot dell’anno passato per Idealista sul tema del Gay Pride. Un piccolo progetto, andato on air per solo una settimana, che è diventato subito virale e aveva colpito Ferzan Özpetek che ci ha scritto per complimentarsi. Bella soddisfazione!

 

Una frase d’effetto per concludere questa intervista?

Basta che se ne parli. Bene, possibilmente.

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