Il Ritorno del Pubblivoro – La super sfida delle piattaforme video a colpi di spot

Oggi sotto la lente del Pubblivoro la comunicazione di due piattaforme on demand, o meglio, delle due principali, finiscono due campagne lanciate entrambe durante Sanremo che, di fatto, è il Super Bowl italiano per quanto riguarda audience e attenzione mediatica.

È molto interessante la decisione di presentarsi attraverso la televisione, che rappresenta “L’altro modo di consumo” di contenuti audiovisivi. Amazon Prime Video approccia la televisione generalista con forma e linguaggio del media che la ospita. Partiamo dalla scelta più riuscita di tutte: la canzone “Salirò” di Daniele Silvestri che ha esordito esattamente vent’anni prima proprio al Festival di Sanremo. La narrazione in pieno stile sitcom è lo spazio, metafora di modernità e tecnologia della piattaforma. I protagonisti italiani delle serie Amazon Prime Video si alternano con grande ritmo: Carlo Cracco, Achille Lauro e tutti i protagonisti della seconda serie di LoL con l’immancabile battuta “Sono Lillo” annessa. Lo spot è piacevole, senza acuti ma ben realizzato. Unico elemento che lascia leggermente perplessi è il gran numero di comici di LoL che popolano lo spot e che, inevitabilmente, lo sbilanciano. Anche Fedez, che oltre ad aver partecipato alla trasmissione comica è stato protagonista di almeno altri due format, viene ritratto mentre schiaccia il bottone rosso, citando quindi il suo ruolo di giudice in LoL.

 

Completamente diverso l’approccio di Netflix che presenta sette piccole narrazioni modello serie Netflix. Qui, al punto massimo del climax, il/la protagonista si esprime con un “Tudum” che lascia allo spettatore un misto di curiosità e interesse verso ciò che sta succedendo. Alla fine, come in tutte le serie che si rispettino, o meglio, che si concludono e non lasciano un finale aperto per il sequel, il mistero viene risolto con l’apparizione del logo della piattaforma accompagnato dalle note che chiudono il circuito e rendono palese che il “Tudum” è una citazione del suono che accompagna il logo. Ritmo, produzione e scrittura sono molto ben riusciti. La scelta delle situazioni non è ripetitiva ed è originale. L’aspetto che mi intriga è che, se questo spot fosse stato lanciato negli anni Novanta quando Netflix non esisteva e tutti vedevano la televisione generalista, sarebbe diventato un tormentone. Tormentone che sarebbe entrato nella storia della pubblicità come “Cose buone del mondo”, “Un cuore di panna” e “Ciribiribì Kodak”. Ironia della sorte, la possibilità di scegliere contenuti su più piattaforme ha reso difficilissimo continuare a creare i tormentoni universali che una volta venivano ripetuti a scuola, al bar e in tutti i luoghi di incontro. Tudum e Has FidanKen!

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