La sfida dei CMO: sostenere la crescita ma anche il bene comune

Una call to action per senior leaders e chief marketers di tutto il mondo è arrivata da venerdì da Lions Live, nel dibattito “The CMO Growth Council Debate” con Marc Pritchard, Chief Brand Officer di P&G; Mathilde Delhoume, Global Brand Officer di LVMH; Julia Goldin, Global CMO di Lego e Raja Rajamannar, Chief Marketing & Communications Officer e Presidente Healthcare di Mastercard.

In senso orario: Marc Pritchard, Julia Goldin, Raja Rajamannar e Mathilde Delhoume

A introdurre il tema è Pritchard: «Il 2020 era partito con dei buoni segnali, poi il mondo è cambiato come mai prima d’ora e come ci auguriamo non accada mai più. La crisi economica perdurerà ancora un po’ e non solo: siamo anche nel mezzo di un’emergenza climatica. In questo contesto, il mondo ha bisogno di cambiare e noi dobbiamo fare la differenza. Il business deve sostenere la crescita ma anche il bene comune. Le aree in cui dobbiamo muoverci sono quattro: rendere sostenibile società, guidare l’innovazione, usare i dati e la tecnologia in modo corretto, favorire il talento».

Lo stesso Prichard fa il punto su cosa significa rendere sostenibile la società in concreto: «Dobbiamo eliminare razzismo e stereotipi, promuovere contenuti che siano al 100% rispettosi di tutte le persone e assicurarci di avere agenzie e fornitori che rispettino l’eguaglianza».

Mathilde Delhoume invece, a proposito dell’innovazione, afferma che occorre rivedere la funzione del marketing «non pensando più in ottica B2B o B2C, ma B4H, ovvero brands for humans. La nostra priorità è quindi ridefinire il ruolo del CMO».

«I dati sono il driver della crescita – sottolinea poi Rajamannar – ma questo non riguarda solo il marketing: è in atto una trasformazione culturale che deve essere condivisa in tutti gli ambiti». Infine, sul tema del talento, Goldin evidenzia l’importanza dell’istruzione: «Come CMO dobbiamo assicurarci di sostenere programmi di educazione in ambito universitario che siano accessibili a tutti, per riconoscere il talento in modo davvero inclusivo».  

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