Dalla formazione interna alla consulenza esterna: così nasce e cresce la Digitouch Academy
La tecnologia cambia. I mercati si trasformano. Le competenze devono evolversi con la stessa velocità. È da questa consapevolezza che nasce la Digitouch Academy: un progetto interno pensato per potenziare i team, affrontare la sfida dell’intelligenza artificiale e sviluppare una cultura dell’innovazione solida, continua, trasversale. Oggi, quel progetto è cresciuto. Ha generato nuove professionalità, nuovi servizi, e ha iniziato a coinvolgere anche i clienti. Ne abbiamo parlato con Alessio Angiolillo, Vice President di Digitouch Marketing, che guida questo percorso e ci spiega perché formare significa, sempre di più, fare strategia. “L’AI non è una moda - ci ha detto -. È cultura”
Come nasce la Digitouch Academy e perché sta cambiando il modo di fare formazione?
L’intelligenza artificiale è arrivata “prepotentemente” sulle scrivanie. Non come un’opzione. Ma come una necessità. In un settore come il nostro, ogni novità diventa subito terreno di proclami: tutti improvvisamente “esperti”, tutti pronti a cavalcare l’onda. Ma in Digitouch abbiamo scelto una strada diversa: quella dell’autenticità e della costruzione solida. La domanda da cui tutto è partito è tanto semplice quanto cruciale: come si costruiscono da zero competenze reali in un mondo che cambia ogni sei mesi? La risposta è arrivata osservando da vicino la quotidianità dei nostri team: la loro voglia di capire, la loro fame di strumenti e significato. Così è nato un percorso di formazione interna, strutturato ma profondamente radicato nelle esigenze operative. Tre ore a settimana, dedicate a chi lavora sul campo: creativi, project manager, account. Non una formazione generica, ma una vera e propria alfabetizzazione all’intelligenza artificiale. Un’AI literacy pensata per generare competenze tangibili – tecniche, sì, ma anche relazionali – capaci di trasformarsi in vantaggio competitivo. Perché introdurre tool non basta. Stiamo costruendo una cultura dell’innovazione. E lo facciamo in un contesto dove il tempo non è solo prezioso: è accelerato. I clienti oggi chiedono risposte più rapide, più complete, più intelligenti. E questa pressione si riflette a cascata su tutta la filiera della comunicazione.

Alessio Angiolillo
Come garantite la qualità della formazione? Ci sono delle certificazioni?
Internamente abbiamo strutturato un percorso formativo molto preciso, che prevede per ogni figura professionale tra le 50 e le 70 ore di formazione a bimestre. Non tutti sono coinvolti, ma selezioniamo attentamente chi deve partecipare. Il percorso si conclude con tre momenti di certificazione interna, che vengono poi valutati da formatori esterni. Questi esperti valutano la preparazione sulle diverse tipologie di tool su cui ci concentriamo, scegliendo alcuni tra i più comuni e rilevanti, ai quali assegniamo un rating da 1 a 5 stelle. Ad oggi, la media delle valutazioni si attesta intorno a 3,3 su 5, un punteggio che ci conferma la buona qualità della formazione offerta. Abbiamo inoltre riscontrato che questo percorso non si limita a un beneficio teorico: si riflette direttamente sui progetti con i clienti. Le competenze acquisite migliorano le performance operative, permettendo di lavorare con più velocità senza sacrificare qualità e quantità del prodotto finale. La formazione è affidata a un mix di formatori interni ed esterni, tra cui anche professionisti senior con esperienze trasversali, coinvolti come mentori e facilitatori del percorso. Inoltre, Digitouch ha recentemente avviato una collaborazione con una struttura specializzata esclusivamente in intelligenza artificiale – attiva nei settori food, pharma, banking e finance – che verrà ufficialmente presentata a luglio, in occasione dell’avvio del nuovo assetto societario.
Quali sono le competenze e profili professionali si stanno rafforzando maggiormente?
C’è una trasformazione importante nella parte creativa. Pensi al copywriting: oggi nasce una nuova figura, che io chiamo creative engineer. È un ibrido tra creativo e ingegnere. Qualcosa che, fino a pochi anni fa, sarebbe sembrato un ossimoro. Ma oggi è proprio questa contaminazione che serve. Saper scrivere prompt efficaci, comprendere i limiti e i bias di un modello, costruire flussi di contenuto co-creati tra uomo e macchina. Anche il ruolo dell’account evolve: non più solo interfaccia commerciale, ma facilitatore culturale tra il cliente e le nuove tecnologie.
Come sta evolvendo la Digitouch Academy?
La Digitouch Academy è nata per accelerare i processi formativi interni, ma abbiamo visto un interesse crescente da parte dei clienti. Spesso ci chiedono non solo consulenza su progetti legati all’intelligenza artificiale o al digitale, ma anche percorsi formativi veri e propri per i loro team. Quindi possiamo dire che l’Academy è diventata anche uno strumento di relazione con i clienti. È un modo per trasferire valore, rafforzare la partnership e differenziarci sul mercato. Soprattutto quando parliamo di AI, che è un tema complesso, c’è proprio bisogno di accompagnare le aziende, sia nel mindset che nell’operatività
Quindi in futuro potrebbe diventare una business unit vera e propria?
In realtà ci stiamo già muovendo in quella direzione con due iniziative chiave: AI Lab e AI Academy. Due progetti distinti ma profondamente integrati, pensati per rispondere con metodo e visione alla rapida evoluzione tecnologica. AI Lab, il cui lancio ufficiale è previsto per luglio, rappresenta un vero e proprio centro di ricerca applicata sull’intelligenza artificiale. Una struttura dedicata allo screening costante delle novità di mercato, alla sperimentazione di nuovi tool e alla messa a terra di progetti concreti, in grado di generare valore reale per il business e per i clienti. Non si tratterà solo di corsi una tantum, ma di veri e propri percorsi di upskilling e reskilling su tematiche come: generative AI, prompt engineering, creatività aumentata, produzione di contenuti
AI-driven, uso dei tool per la pianificazione media. Il nome è stato già definito internamente, ma verrà annunciato pubblicamente a breve, insieme ai dettagli della partecipazione in una realtà altamente specializzata in AI, che il gruppo ha recentemente acquisito. In parallelo, è in fase avanzata la progettazione di una AI Academy rivolta ai clienti esterni, in partenza entro l’estate. Un’iniziativa che nasce dall’esperienza maturata internamente con la Digitouch Academy, il programma di formazione per i team aziendali avviato nei mesi scorsi, con l’obiettivo di costruire solide competenze e accelerare l’adozione dell’AI nei processi quotidiani.
Qual è la risposta da parte dei vostri collaboratori o dei clienti quando iniziano ad usare l’AI nei loro processi?
Inizialmente un mix tra stupore e diffidenza. C’è sempre una fase iniziale di “wow” quando si vede quanto può essere potente uno strumento di generative AI. Ma poi arriva anche un po’ di timore, specie per chi non ha ancora familiarità con certe logiche. Il nostro compito è proprio quello di guidare la transizione: far capire che l’AI non sostituisce, ma potenzia. E che saperla usare bene significa essere più efficaci, più rapidi, più competitivi. Oggi vediamo sempre più colleghi che si candidano volontariamente ai corsi, che sperimentano, che condividono casi d’uso. E anche i clienti, quando iniziano a toccare con mano, cominciano a cambiare mentalità. La vera svolta sarà quando l’AI sarà percepita come una competenza trasversale, un po’ come è successo anni fa con l’uso di Excel o di Photoshop. E quella svolta è ormai vicina.