Oscar Farinetti: intelligenza artigianale e dieci mosse per affrontare il futuro

Al Retail Business Forum di Richmond l’imprenditore fondatore di Eataly e Green Pea incanta il pubblico con una lezione sulla bellezza dell’imperfezione, il valore dell’errore e il coraggio di cambiare

«Viviamo nella società dei consumi: il retail ne è il cuore pulsante. E ha il dovere di interpretare il futuro, con coraggio e poesia». È un Oscar Farinetti ispirato e trascinante quello che ha aperto domenica 25 maggio il Retail Business Forum 2025 di Richmond Italia, l’evento che riunisce per tre giorni al Grand Hotel di Rimini, i decision maker del settore retail e i fornitori di soluzioni, in un format che alterna incontri one-to-one, workshop e conferenze di alto livello. Un “marketplace relazionale” pensato per generare business e ispirazione.

Oscar Farinetti

A introdurre Farinetti, l’Amministratore Unico Claudio Honegger: «Abbiamo voluto un visionario, un imprenditore che con le sue imprese ha già cambiato il nostro modo di consumare, di pensare, di vivere». Farinetti, l’imprenditore di successo, l’uomo di Unieuro, Eataly e Green Pea, che oggi ama sentirsi chiamare scrittore, ha parlato per quasi due ore a braccio, alternando aneddoti, riflessioni, citazioni e provocazioni. Al centro del suo intervento, una bussola di senso: le dieci mosse per affrontare il futuro. «Le ho scritte per chi, come me, fa impresa. Ma valgono per tutti. Perché il futuro non va solo previsto: va immaginato e costruito. Insieme», ha detto. 

Le 10 mosse per affrontare il futuro

1. Saper gestire l’imperfezione – Come la Torre di Pisa, che pende ma non cade. «È unica proprio perché imperfetta. Noi siamo tutti torri pendenti: dobbiamo imparare a convivere con i nostri difetti e quelli degli altri. L’ottimale non esiste. Esiste il subottimale ben gestito».

2. Individuare le priorità – «Ogni giorno dobbiamo decidere cosa fare prima e cosa dopo. Sembra banale, ma è la chiave di ogni efficacia. Prima la doccia, poi ci si veste. E nel lavoro funziona allo stesso modo».

3. Pensare locale, agire globale – «Serve un mappamondo in ogni ufficio. Dobbiamo conoscere il mondo, ma agire con la testa e le mani del territorio. L’Italia è lo 0,2% dell’umanità, ma ha il 60% del patrimonio dell’UNESCO. Questo significa avere tantissime opportunità per “esportare” i nostri prodotti».

4. Saper narrare – «Un fatto non raccontato non esiste. Raccontare bene l’Italia, le sue imprese, i suoi prodotti è un dovere. E non bastano i divieti: serve bellezza, serve meraviglia».

5. From duty to beauty – «Basta fare le cose per dovere. Dobbiamo farle per piacere, per passione, per bellezza. Anche la sostenibilità non va imposta, va raccontata come opportunità e poesia».

6. Never, ever give up – Mai mollare. “Napoleone disse che i francesi persero a Waterloo perché combatterono cinque minuti in meno. Quelli che ce la fanno sono quelli che resistono un giro in più. Sempre».

7. Restare giovani – «I vecchi li riconosci: parlano solo di sé. I giovani fanno domande, ascoltano, sono curiosi. Si può essere giovani anche a 80 anni, e vecchi a 25. Serve allenarsi al cambiamento. Le persone vogliono interagire con i giovani, anche quando comprano qualcosa».

8. Copiare (non imitare) – «La copia intelligente è una forma di rispetto.
I migliori della storia – da Leonardo a Einstein – erano copioni seriali. Se vedi qualcosa di geniale, adattalo, miglioralo, fanne qualcosa di tuo».

9. Saper cambiare – «Tutti vorrebbero che le cose cambino, ma nessuno vuole cambiare se stesso. Il cambiamento non è un trauma, è una scelta. Ma bisogna iniziare da sé. Anche solo al ristorante: smettetela di ordinare il solito”.

10. Coraggio + Ottimismo = Fiducia – «Il coraggio nasce dalla paura ben gestita. L’ottimismo è credere che i problemi si possono risolvere. La fiducia è il cemento delle relazioni, del lavoro, della vita. Senza fiducia, non si costruisce nulla».

L’Italia, l’arte del racconto e l’intelligenza artigianale

Nel corso della conferenza, Farinetti ha evocato, oltre a Napoleone, Leonardo da Vinci, Sant’Agostino, Kant, i Beatles. Ha difeso la lettura (un Paese su misura anche su questo aspetto), l’errore, la lentezza. Ha parlato di Wikipedia, di cavalli, di vino e di jukebox. E ha lanciato una proposta: sostituire la “I.A.” dell’intelligenza artificiale con una nuova “I.A.”: intelligenza artigianale.

«Siamo italiani. Siamo artigiani. Dobbiamo restarlo anche quando facciamo impresa nel digitale.
Il futuro sarà di chi saprà fondere tecnologia e umanità, dati e visione, innovazione e racconto».

Un messaggio potente, che ha chiuso la giornata con un lungo applauso. E che ha ricordato a tutti i presenti – manager, imprenditori, comunicatori – che il futuro non si affronta con la paura. Ma con fiducia, con bellezza. E con dieci semplici, potentissime mosse. E perché no, un pizzico di fortuna!

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