EJ presenta “Oltre i Confini: Investire nell’Agroalimentare Italiano tra Dazi e Nuove Narrazioni”

Negli ultimi anni abbiamo affrontato numerose crisi che hanno cambiato le vite di ognuno di noi: l’11 settembre, il crollo finanziario del 2008, la pandemia, eventi che hanno avuto un impatto immediato e visibile. Oggi, invece, l’instabilità ha un volto più sfumato: viviamo in un contesto di tensioni globali, sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista geopolitico. 

In questo scenario, tra dazi e rapidi mutamenti dei mercati, l’agroalimentare italiano deve ripensare strategie di export, pricing e storytelling. Per questo motivo, EJ ha organizzato ieri a Milano un evento dal titolo “Oltre i Confini: Investire nell’Agroalimentare Italiano tra Dazi e Nuove Narrazioni”, il cui obiettivo è stato quello di identificare le opportunità, o i rischi, che l’attuale contesto storico ed economico presenta, appunto, per l’export agroalimentare italiano.

L’incontro, moderato da Isidoro Trovato, Caposervizio de l’Economia del Corriere della Sera, ha visto protagonisti Simone Crolla, Consigliere Delegato di American Chamber of Commerce in Italia, Federico Capeci, Ceo di Kantar Italia e Spagna, Marco Costaguta, Partner di OC&C, Maura Latini, Presidente di Coop Italia, Marcello Milo, Responsabile Commerciale e Brand Manager di Casa Vinicola Paladin, Ettore Nicoletto, Vicepresidente del Consiglio del Gruppo Vini di Federvini ed Emanuele Siena, Marketing Director di Salov Group.

Il principale fattore emerso sul tema comunicazione riguarda il ruolo di quest’ultima, che sarà fondamentale e non potrà limitarsi a informare, ma dovrà svolgere una funzione educativa indispensabile per spiegare e giustificare eventuali aumenti di prezzo legati al garantire la filiera e la qualità dei prodotti.

Federico Capeci ha dichiarato: «Secondo l’Osservatorio Globale di Kantar, l’Italia è oggi il Paese europeo con la maggiore affinità verso la politica commerciale di Donald Trump. Un dato che fa riflettere, soprattutto se si considera un altro elemento emerso dalla ricerca: alla domanda “Se potessi scegliere un prodotto alimentare da comprare in base alla sua origine, quale sarebbe?”, il 72% dei consumatori americani ha risposto che preferirebbe un prodotto statunitense; tra il restante 28%, il primo paese citato è proprio l’Italia. Questo ci dice che, in un mondo sempre più orientato a valorizzare l’origine nazionale dei prodotti, anche quando si guarda all’estero, l’industria della comunicazione può e deve giocare un ruolo decisivo. Oggi non basta più il “saper fare”, serve il “saper dare”. Il consumatore non si accontenta di come produciamo: vuole sapere cosa offriamo in termini di valori e di prodotto. Nel frattempo, il numero di brand italiani in grado di essere percepiti come differenti dagli altri all’estero continua a calare: una tendenza che suggerisce ancora di più il ruolo fondamentale che dovrà svolgere il settore della comunicazione».

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