
Dal 2025 comunicare la sostenibilità è un obbligo normativo ma anche una grande occasione di storytelling
L’Europa apre una nuova era nella comunicazione d’impresa, e l’Italia è in prima linea con oltre 200.000 medie aziende chiamate a raccontare la propria storia attraverso la lente della sostenibilità.
Il panorama normativo europeo si sta evolvendo rapidamente, ampliando progressivamente il numero di aziende coinvolte negli obblighi di sostenibilità. Dopo aver inizialmente interessato solo le grandi realtà aziendali con più di 500 dipendenti, la direttiva si estende a un numero crescente di imprese.
Dal 2025, grazie alla direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), le medie imprese non solo avranno l’obbligo di condividere con il proprio pubblico i risultati economici, ma anche l’opportunità di raccontare il proprio impatto sul pianeta e sulla società.
Poi, entro il 2026, l’Italia dovrà recepire anche la direttiva CSDDD, un provvedimento rivoluzionario che obbligherà le imprese a dimostrare un impegno concreto non solo verso la sostenibilità ecologica, ma anche verso il rispetto dei diritti umani lungo tutta la propria catena di produzione.
In sostanza, si profila un futuro in cui le aziende dovranno possedere una vera e propria “patente di sostenibilità” a 360 gradi: chi non si adeguerà rischia di essere letteralmente espulso dal mercato.
Ma questo cambio di paradigma rappresenta un’occasione unica per le aziende italiane: il Report di Sostenibilità può diventare il punto di partenza di un potente storytelling che vada oltre numeri e metriche, raccontando come l’azienda contribuisce concretamente al benessere del pianeta e delle sue comunità, trasformando un adempimento normativo in un’opportunità di dialogo autentico con i propri stakeholder.
Un’opportunità che, se ben colta, può tradursi in un vantaggio competitivo significativo, specialmente in un mercato dove i consumatori sono sempre più attenti e consapevoli dell’impatto ambientale e sociale delle loro scelte d’acquisto.
Tuttavia, per trasformare i dati ESG in narrazioni coinvolgenti, significative e soprattutto uniche, occorre un approccio strategico che permetta di andare oltre la mera rendicontazione. Infatti, ogni azienda può esprimere il proprio punto di vista originale anche su queste tematiche, raccontando la propria Verità, la propria visione del mondo, distinguendosi dai concorrenti. Ma una brochure di poche pagine con numeri e tabelle non sarà sufficiente!
Uno storytelling ESG autentico può realizzarsi attraverso testimonianze dirette, video documentali, infografiche che rendono i dati immediatamente comprensibili, o anche coinvolgendo dipendenti e stakeholder nella narrazione. L’importante è creare un racconto che vada oltre la fredda rendicontazione, rivelando le motivazioni, le sfide e i valori dietro gli obiettivi di sostenibilità.
Occorre mostrare non solo i risultati raggiunti, ma anche la strada che l’azienda sta percorrendo, compresi gli ostacoli e gli obiettivi futuri. È un dialogo aperto che trasforma un obbligo normativo in un’opportunità di connessione profonda con il proprio pubblico.
Come diceva Adriano Olivetti, “la fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia.” Oggi, questa visione pionieristica diventa la nuova normalità per il tessuto imprenditoriale italiano, offrendo alle aziende l’occasione di dimostrare come la sostenibilità non sia solo un obbligo normativo, ma una vera e propria leva di crescita e di dialogo con il proprio pubblico.