Il mercato del lavoro nel settore comunicazione: divario generazionale e gender gap tra i temi “caldi”

La ricerca condotta da UNA e ALMED

È stato presentato ieri presso l’Università Cattolica di Milano il Rapporto annuale sul mercato del lavoro nel settore della comunicazione italiana, frutto del lavoro condotto da UNA, Associazione delle agenzie di comunicazione italiane, in collaborazione con il Master in Digital Communications Specialist di ALMED, Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

UNA e ALMED hanno rilevato che il benessere dei lavoratori della comunicazione è un aspetto che tende spesso a passare in secondo piano, mentre il focus è più sulle notizie, la pubblicità, le strategie di marketing e le campagne di comunicazione. Tuttavia, è essenziale ricordare che qualunque sia la natura della comunicazione, questa si alimenta del lavoro di persone dedicate che seguono tutto il suo percorso, dalla ideazione al rilascio al pubblico attraverso il canale più adeguato. Proprio per questo, UNA è attenta non solo alla qualità della comunicazione in Italia, ma indaga e raccoglie periodicamente il punto di vista delle persone vivono e creano questo settore produttivo ad altissima concentrazione creativa e consulenziale, per comprenderne lo stato di benessere. 

Il giornalista Giampaolo Colletti, Davide Arduini, Marianna Ghirlanda e Nicoletta Vittadini

«Questo studio serve a individuare i motivi della permanenza delle persone in agenzia – ha spiegato  Davide Arduini, Presidente di UNA -. Come possiamo spingerli a rimanere? Quello che emerge è sicuramente un tema di divario generazionale che a mio avviso deve essere gestito e governato da tutte le parti in causa, quindi da tutti gli attori del comparto. Ci troviamo di fronte problematiche concrete e altre che sono più di prospettiva, legate ai cambiamenti culturali in atto, ma che abbiamo il dovere di affrontare in modo pratico. Come associazione, sentiamo la necessità di dare un segnale, una risposta forte affinché venga valorizzato il contributo che i giovani possono dare al sistema e al settore. Infatti, a breve, ci saranno diverse novità, tra cui l’inclusione di un giovane rappresentante nel contesto del nostro Consiglio Direttivo».

«La sfida che devono affrontare le agenzie per trattenere i talenti è un tema centrale – ha evidenziato afferma Marianna Ghirlanda, Direttrice del Centro Studi UNA -. Aziende e società di consulenza rappresentano destinazioni alternative all’agenzia per i giovani. Oggi più che mai è importante cogliere i segnali preziosi che il mercato del lavoro della comunicazione italiana offre per dare alle aziende un benchmark e note di contesto importanti che consentano di sviluppare e trattenere talenti. La ricerca presentata oggi con ALMED ha rilevato dati importanti che speriamo possano essere una bussola per il settore per gli anni a venire». 

«I risultati della ricerca descrivono un ambiente di lavoro collaborativo e solidale, in cui però è necessario investire di più sulla comunicazione interna e sulla condivisione dei percorsi di carriera», ha commentato Nicoletta Vittadini, Direttore Master Digital Communication Specialist Università Cattolica del Sacro Cuore. La ricerca indaga un campione composto in particolare da Millennials (72,4%) e da over 45 (22%).

Secondo i risultati, le aziende della comunicazione italiane vivono un ambiente di lavoro inclusivo e collaborativo, dove le persone possono contare l’una sull’altra. Oltre l’80%, infatti, ritiene di poter contare sui colleghi in caso di difficoltà. Sebbene sia un ambiente in cui le donne rappresentano la maggioranza della forza lavoro, si evidenzia un dato di percezione più basso di 8 punti rispetto ai benchmark di riferimento di GPTW, che diventano 16 nel campione femminile.

Restano, inoltre, alcune criticità all’interno dei board, nonostante si rilevi una maggiore presenza rosa rispetto a molte altre realtà e industry italiane, in base al precedente osservatorio e in confronto con il panel GPTW: la diversità percepita nel management è un aspetto più critico per le donne, che per il 24,1% si dichiarano in disaccordo contro il 16,9% degli uomini. L’inclusione rispetto all’orientamento sessuale, origine etnica e disabilità è percepita come compiuta, ma non ancora sul fronte del genere, culturalmente più esposto ai carichi e alle responsabilità connessi alla famiglia.

Il work-life balance rappresenta uno dei punti più critici: sono meno della metà i lavoratori della comunicazione che percepiscono la propria azienda impegnata a incoraggiarlo, con una significativa disparità tra piccole realtà molto virtuose e medio-grandi aziende (51-200 addetti), con un divario di genere: sono il 54,6% gli uomini che riconoscono l’impegno dell’azienda in tal senso, contro il 43,5% delle donne, una percentuale significativamente inferiore. Questo è un tema molto sentito dalle giovani generazioni, in particolare della fascia 25-34 anni. Le società di consulenza hanno una percezione meno positiva in termini di supporto al bilanciamento tra lavoro e vita personale, rispetto alle grandi aziende, dove i ritmi di lavoro e gli strumenti messi a disposizione sembrano aiutare di più le persone nel trovare un proprio equilibrio.

Il settore è percepito come un ambiente stimolante in termini di proattività e confronto, atto alla valorizzazione, ma che di compenso non è adeguatamente remunerato. La percezione di una retribuzione equa è una nota dolente abbastanza condivisa anche dalle aziende dell’osservatorio di GPTW, ma è un tema particolarmente caldo per il settore, specialmente in rapporto alle grandi aziende. A dimostrarsi marcatamente più insoddisfatte sono le donne, in disaccordo con l’equità della retribuzione per il lavoro svolto il 46,6% della componente femminile rispetto al 34,8% dei colleghi maschi.

Le principali aree di opportunità che rendono il settore della comunicazione attrattivo sono la valorizzazione del contributo dei singoli, la fiducia nel management e la chiarezza del percorso di carriera. Punto positivo per il settore, espresso da lavoratori con una permanenza che non supera i tre anni di carriera un lavoratore su quattro, tendenzialmente al di sotto dei 34 anni. Ciò sottolinea la criticità delle aziende della comunicazione nel garantire la realizzazione del potenziale delle persone e rappresentare un percorso di carriera soddisfacente con buone prospettive per il futuro.

Nota positiva per l’ambiente di lavoro delle agenzie di comunicazione, caratterizzato dalla valorizzazione di un atteggiamento proattivo, riconosciuto da oltre l’80% degli intervistati, e dalla diffusa percezione di poter affrontare argomenti potenzialmente conflittuali sia nel team sia con i superiori. Un altro punto vincente del settore è la diffusa sensazione di essere apprezzati per il proprio lavoro e impegno.

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