Linkontro 2023, nella terza giornata prove di coesione per affrontare il futuro

1.185 giorni: questo il numero spartiacque che ha dato il là a una trasformazione da cui non si può più prescindere. Nello speech introduttivo alla terza e ultima giornata di lavori de Linkontro, l’Amministratore Delegato di NIQ Luca De Nard (nella foto) è partito proprio da qui. «Era il 20 febbraio 2020, una data che rimarrà impressa nella storia del nostro Paese e quello che stiamo vivendo oggi nasce lì: test PCR, mascherine FFP2, deurbanizzazioni, lockdown, smart working, prima queste parole non le conoscevamo e il Largo Consumo ha giocato un ruolo fondamentale in quei giorni. Poi ci si è messa anche la geopolitica con una guerra impatto su quotidianità e business non è facile da valutare e controllare. Il trait d’union ultimi 3 anni è il cambiamento dei consumatori e capire cosa vogliono è fondamentale».

L’aumento dei prezzi ha portato a una maggiore focalizzazione sui volumi di vendita nel Largo Consumo Confezionato concentrando l’attenzione sulla recente contrazione degli stessi negli ultimi sei mesi. Tuttavia, De Nard ha ricordato che, guardando a un periodo più ampio, e in particolare dall’anno dell’Expo del 2015 al 2022, «l’LCC ha segnato una crescita dei volumi di oltre 9 punti dimostrando di essere una filiera virtuosa e di esserlo tuttora. 4 miliardi sono le visite che le famiglie italiane fanno nei punti vendita con circa 400 mila prodotti acquistati, 20 mila le aziende, di ogni dimensione, produttrici di prodotti del LC, 30 mila i prodotti lanciati nel mercato, 400 insegne con oltre 200 centri decisionali a capitale italiano, 333 mila gli impiegati, circa 92 miliardi di fatturato. La comunicazione mediatica è fuorviante quando parla dell’impatto del LC sull’impennata inflattiva e quindi il nostro mondo del LC deve fare un po’ di coesione per aiutare a capire e a comunicare la realtà dei fatti».

Infatti, i dati raccolti a livello internazionale dall’OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), in merito a una analisi relativa al contributo dell’indice dei prezzi a consumo, mostrano come l’impatto generato dall’inflazione del settore sia decisamente minore del percepito. Nello specifico, l’analisi OECD rileva l’indice dei prezzi al consumo di dicembre 2022 all’11,6% e indica come il traino dell’inflazione siano i costi di mutui e utenze che da sole generano oltre il 52% dell’inflazione. Mentre il largo consumo confezionato pesa solo il 21%, che nell’esame coinvolge anche altre categorie tra cui il tabacco.

Riportando i valori a livello nazionale, partendo dalle rilevazioni ISTAT e incrociandole con i dati NIQ (NielsenIQ) risulta che il differenziale medio mensile per famiglia, dovuto all’inflazione, è di 446 euro, quindi in media le famiglie italiane spendono quasi 500 euro in più rispetto all’anno precedente. Tuttavia approfondendo questo dato, emerge che il differenziale generato dal largo consumo è di soli 35 euro ovvero meno dell’8%.

«Sulle scale prezzo sono saltati i riferimenti, l’inflazione ha colpito di più i prodotti di fascia più bassa ma in generale si è appiattito il mercato dei prezzi, la gestione degli scaffali è complessa ma far perdere i punti di riferimento crea confusione e il consumatore non ne ha certo bisogno, dobbiamo guidarlo a capire come navigare in una situazione in evoluzione. Di conseguenza le parole chiave per il futuro sono: revisione fasce prezzo e gestione assortimento, c’è bisogno di più condivisione, a partire dei dati, è il tempo di fare», ha concluso l’AD. E a proposito di dati e tecnologia, Matteo Bonù, Global Client Business Partner di NIQ, ha dettagliato come «nelle casse delle prime 500 aziende al mondo l’ammontare della liquidità attualmente disponibile è di 2 mila e 700 miliardi di dollari. Nel prossimo futuro saranno investiti principalmente in 4 aree: innovazione di prodotto, accelerazione tecnologica e digitale, trasformazione del retail e sostenibilità. Secondo Goldman Sachs è di 7 mila miliardi di dollari la cifra dell’impatto sul PIL globale che l’Intelligenza Artificiale avrà da qui al 2030. World Economic Forum stima nel 23% i posti di lavoro oggetto di ricambio strutturale nei prossimi 5 anni, con professioni che cesseranno di esistere e altre che nasceranno con la tecnologia. Quindi l’IA deve essere democratizzata e resa accessibile a tutti: per non trovarsi impreparata, l’Italia deve ristrutturare i sistemi educativo nelle scuole e formativo in azienda».

A proposito, invece, di condivisione, protagonista di una tavola rotonda l’annosa “questione” di mettere d’accordo la filiera agroalimentare tra agricoltura, industria e distribuzione. Nodo centrale: la guerra dei prezzi e una marginalità inesistente alle quali si aggiungono false informazione e percezione da parte del consumatore, che rimane centrale per ogni strategia e che merita chiarezza.

Secondo Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti, è il momento di «uscire dallo steccato di rappresentanza della filiera per fare sistema e accogliere la sfida del ragionare insieme per essere forti anche nei confronti delle istituzioni perché tutti gli altri Paesi i loro interessi li tutelano, in Italia qualcosa non ha funzionato. Le risorse del PNRR non vanno disperse ma assegnate a chi produce e va combattuta la falsa informazione che per il rialzo dei prezzi l’unico colpevole sia l’ortofrutta».

Secondo Francesco Pugliese, Direttore Generale di Conad, «abbiamo bisogno di condividere informazioni e di ragionare tutti sulle stesse perché il dato è uno e ognuno può tirare fuori quello che interessa. Se esiste una linea condivisa invece si può ragionare in termini di valorizzazione della filiera. È il GS1 (di cui lo stesso Pugliese è a capo, in attesa delle prossime imminenti elezioni, ndr) il luogo giusto, a partire dal tema della sostenibilità. Deve entrare anche Coldiretti (Prandini si è detto disponibile, ndr). Tutti vogliamo essere sostenibili ma c’è molta confusione sui costi che questo processo comporta. Quindi bisogna creare degli standard per arginare il greenwashing e parlare un’unica lingua che accomuni tutta la filiera. Iniziamo a dialogare sulla sostenibilità, gli altri temi per ora sono prematuri». È d’accordo anche Marco Travaglia, Presidente e CEO di Nestlé Italia. «Mi piace l’idea, elementi comuni sono necessari per attivare un dialogo di filiera e il momento è adesso, perché veniamo da 3 anni troppo complicati per disperdere l’opportunità e il GS1 può diventare un’immagine fortissima per il Paese. La sostenibilità non è un terreno in cui si vince da soli». In definitiva, «se Atene piange, Sparta non ride», ha commentato Pugliese. «Tutti abbiamo accettato l’aumento di prezzi, ma gli assortimenti sono troppo larghi e tra i tanti player si rischia di essere meno indispensabili uno per l’altro: la forza che possiamo avere la ritroviamo solo se allarghiamo le dimensioni del nostro guardare alle cose in un’ottica di bene comune, in questo i giovani i giovani daranno un grande contributo». Sulle voci del suo fine mandato nel player della GDO, Pugliese ha dichiarato che «continua a fare il suo lavoro».

NIQ dà appuntamento con Linkontro 2024 dal 16 al 19 maggio, con il titolo già anticipato: “Tra intelligenza e saggezza”.

Segui la diretta di: