Welcome to the Creativ-Est, tra immagini, paesaggi ed algoritmi

Il Friuli Venezia Giulia: “piccolo compendio dell’universo” creativo? Forse, vista la successione di eventi dedicati: dal graphic design d’epoca (“L’Italia e l’Alliance Graphique Internationale. 25 grafici del ’900”), il Trieste Film Festival (TSFF) e il Far East Film Festival (FEFF), fino a mostre d’arte che esplorano le tendenze del momento (Banksy o “Surfing On The Algorithms”) solo per citarne alcuni, ma senza paragoni.

Concept by Claimax | Photo: Oleksandr Rupeta/Institute

Comunque, per apprezzare il tutto, è necessario essere pronti anche a sfidare i 120 all’ora della Bora, nonché lo schieramento di forze dell’ordine a protezione del concomitante EU-Western Balkan Summit, (featuring il nostro Ministro degli Esteri) nel caso del TSFF.

Ma ne è valso l’impegno: un Festival che si posiziona come “il primo e principale appuntamento italiano dedicato al cinema dell’Europa Centro Orientale, nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, continua a essere un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello occidentale” merita la massima attenzione, viste anche le evoluzioni geopolitiche.

A cominciare dal piacere di ritrovare il pubblico in sala, anche per assistere a impegnativi corto e lungometraggi ucraini. Un pubblico che (considerando il calo generale delle presenze nei cinema, secondo Cinetel crollate al -51,6% per il 2022 rispetto al triennio pre-pandemico) qui si ritrova in buona compagnia: non si vede spesso la TikTok Gen seduta accanto ai più stagionati militanti dei Cineforum.

Bene quindi, anche considerando che l’industria cinematografica ha una ricaduta economica sul territorio. La FVG Film Commission l’ha contabilizzata in 15 milioni di euro per il 2022: per la cronaca, sono incluse “4 produzioni Netflix, ognuna delle quali ha speso mediamente quasi un milione di euro tra location, servizi e alloggio”.

Però, forse non di sole location e incentivi si vive: oltre a vedere celebrata la propria creatività ai Festival, gli autori e i registi sperano anche negli incassi di un “Box Office” sempre più smaterializzato, polverizzato dalle piattaforme digitali nazionali e non. E a questo punto, si manifesta la vexata quaestio contemporanea: se in passato “video killed the radio stars”, sarà l’algoritmo (nelle sue varie applicazioni) a costringere la creatività ad adattarsi per sopravvivere? E quale sarà l’impatto delle manifestazioni creative dell’Intelligenza Artificiale (da ChatGPT, fino alle tecnologie in grado di misurare le reazioni del pubblico)? Quale quella delle nuove frontiere della visione immersiva, promessa dai vari Multi/Meta/Contro Versi a cui sembrano ammiccare i Daniels, enfants prodige del cinema nord-americano, con il loro Everything Everywhere All at Once ben piazzato con 11 nomination per gli Academy Awards 2023?

Senza la pretesa di aprire il dibattito tra pubblico e artisti presenti (altri Festival si stanno specializzando in merito) il quesito è stato posto a Ivan Gergolet, regista e sceneggiatore italo-sloveno che si prepara al lancio del suo primo lungometraggio fiction: «Il cinema indie, art house, d’autore, semplicemente piegherà l’I.A. alle proprie esigenze, che ruotano intorno alla politica degli autori. Sarà interessante capire invece come si muoverà il pubblico, in tutte le sue sfaccettature di genere, età, classe sociale, provenienza culturale, etc. Chi guarderà il film fatti da un’I.A.? Chi invece dagli esseri umani? Come nella partita a scacchi fra Kasparov e Deep Blue, vincerà l’uomo o la macchina?».

Cut. Con un veloce cambio di scena e di location, ci troviamo a Udine (la provincia con maggiore estensione territoriale e quindi demografica, ovvero pubblico potenziale). 

Il sotterraneo di una libreria /fumetteria /concept shop ospita una nuova mostra di arte contemporanea organizzata da SMDOT. Sette artisti riuniti dal tema “surfare sugli algoritmi”, senza però alcuna tentazione in stile NFT, anzi.  

Uno degli espositori, Marco Cadioli, con il suo “Curating the AI” ha manifestato la sua posizione in merito. Grazie all’utilizzo di un programma basato appunto sull’I.A., ha generato la documentazione di una mostra d’arte, con artisti, opere, evento di apertura, eventi performativi e culturali, spettatori, tutto documentato e messo in rete, con la soddisfazione del pubblico, curatori, critici, artisti, con alcune delusioni per i non invitati.

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