A IAB Forum 2021 il kickoff del progetto ZED – Zero Emissions Digital

Ieri la prima giornata della 19esima edizione

È Massimo Sideri, Direttore Corriere Innovazione e Direttore Editoriale IAB Forum, ad aprire la 19esima edizione di IAB Forum, in forma ibrida online e al Superstudio Più di Milano.

«Un anno fa abbiamo anticipato i tempi parlando di Metaverso, oggi ne parlano tutti, anche nella Silicon Valley – ha detto Sideri -. Cerchiamo quindi di capire quali sono i nuovi trend». «Dopo 12 mesi, quest’anno torniamo ad accogliere le persone in presenza e il tema di oggi è proprio “Back to Humans – ha sottolineato Carlo Noseda, Presidente di IAB Italia -.  In un presente dominato da tecnologie avanzatissime abbiamo deciso di ribaltare la prospettiva mettendo di nuovo l’uomo al centro».

Tra i temi affrontati nella prima mattinata di lavoro è infatti proprio l’uomo al centro: si è così parlato di sostenibilità, di diversity, di etica, di formazione, tenendo sempre d’occhio il tema della ripartenza. In particolare, Noseda ha annunciato il progetto IAB Forum ZED Zero Emissions Digital, che prevede l’implementazione di diverse fasi, coinvolgendo tutte le aziende del settore per far convivere trasformazione digitale e transizione ecologica.

Il progetto nasce dalla poca consapevolezza sul percepito che gli italiani hanno sull’impatto ambientale del digitale: da una ricerca IAB Italia – YouGov è emerso che, se il 94% è consapevole del surriscaldamento globale e il 93% del buco nell’ozono, solo il 14% conosce il significato del carbon thumbprint. Lo streaming video e l’invio elevato di e-mail vengono ancora considerati per oltre l’80% dei rispondenti allo studio come le meno inquinanti rispetto a un viaggio in macchina o in aereo.  Una volta informati sulle conseguenze delle proprie azioni, la maggior parte degli intervistati sono pronti a cambiare alcune abitudini digitali come cancellare app inutilizzate (il 76% del campione), chiudere le app dopo averle usate (il 74%) oppure cancellare gli account mail non utilizzati (il 64%). 

Il funzionamento dei prodotti e dei servizi digitali ogni anno produce 1.6 miliardi di tonnellate di gas serra: che ognuno di noi produce oltre 400 kg di anidride carbonica. La industry del digitale è responsabile per il 4% delle emissioni di CO2 mondiali e questo dato è destinato a raddoppiare entro il 2025.

«Evidenze che dovrebbero destare preoccupazione e farci riflettere sul digital carbon footprint della rivoluzione digitale. Parole come “Cloud” possono far pensare, soprattutto ai non addetti ai lavori, che Internet sia qualcosa di etereo. Invece il problema delle emissioni è molto concreto e, vista la digitalizzazione accelerata, occorre sensibilizzare ORA su un utilizzo più consapevole delle infrastrutture e degli strumenti digitali» commenta Carlo Noseda.

ZED – Zero Emissions Digital è un progetto atto a far convivere trasformazione digitale e transizione ecologica. Fortemente voluto dall’Associazione il progetto prevede tre step: la presentazione del “Manifesto per un digitale sostenibile”, un vademecum delle regole e comportamenti corretti da adottare come singoli e come aziende; un sistema di metriche validato che vada a misurare il digital carbon footprint di siti web, app, e-mail, video e per ultimo l’avvio di una campagna di sensibilizzazione per rendere il mondo digitale più sostenibile.

«Se non sai quanto consumi su internet, non sai quanto inquini. Siamo partiti da questo presupposto nel progettare il “Manifesto un digitale sostenibile” che enumera le regole d’oro su come essere ZED. Stiamo lavorando poi su un sistema per misurare il digital carbon footprint e che possa diventare una vera e propria certificazione per le aziende» prosegue Noseda.

Il primo passo è quindi: Misurare. Una volta individuati i rifiuti digitali nella tua azienda e i processi che creano un’impronta carbonica digitale si può procedere all’organizzazione di una vera e propria “pulizia digitale”, incoraggiando tutti verso comportamenti virtuosi. A differenza degli altri rifiuti – plastica, indifferenziato o altro – quelli digitali sono più facilmente smaltibili e spesso a portata di un semplice click. Disporre di strumenti semplici per misurare l’andamento del digital carbon footprint della propria organizzazione è uno strumento indispensabile per assicurarsi un progresso tecnologico che vada di pari passo con la sostenibilità ecologica.

Il secondo passo è: Agire. IAB ha redatto un vademecum dei principali comportamenti da adottare per ridurre il proprio digital carbon footprint. Un elenco di attività di cui ognuno è responsabile e che può mettere in atto in ogni momento: dalla pulizia dei file sul proprio PC, alla cancellazione di GIF o foto condivise in chat silenziate da tempo, ma anche dall’eliminazione di newsletter mai aperte.

Infine il Terzo passo: Diffondere il messaggio. Occorre evitare di intervenire con anni di ritardo così come è avvenuto per altri settori. Sul sito zeroemission.digital si potranno trovare tutti gli strumenti per poterlo fare: dal manifesto scaricabile ai loghi da inserire sul sito e sulle campagne social, fino al footer per le e-mail. Ogni azienda dovrebbe mettere in atto azioni di comunicazione per sensibilizzare sul tema e portare tutti ad agire concretamente. 

«Oggi sono disponibili poche linee guida su come le tecnologie digitali dovrebbero essere usate in modo sostenibile, e quali standard dovrebbero essere seguiti. Chiediamo ai soci IAB Italia e tutte le aziende di appoggiare questa campagna, aiutandoci a sostenere e a diffondere il manifesto per il digitale sostenibile. Presto avremo a disposizione uno strumento per misurare il digital carbon footprint dei siti web e faremo una analisi dell’impatto dei siti dei nostri soci per indicare obiettivi concreti di riduzione delle emissioni digitali. Ringrazio le aziende (Blackrock, Mint, Vodafone, Eni, Sky, Pirelli, Lavazza, Omnicom Media Group, Crafted) che già hanno creduto nel progetto. Tutti noi – conclude Noseda – possiamo fare qualcosa già da oggi e il bello del digitale è proprio questo: si possono ottenere risultati anche nel breve se si collabora facendo sistema».

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