Le Ricette “apocalittiche” del cuoco copywriter

Pittore e copywriter, secondo classificato nella seconda edizione di MasterChefItalia, Maurizio Rosazza Prin ha dato vita a Chissenefood, un blog con ricette, idee e racconti per non smettere mai di osare e sperimentare. Da qualche settimana, il blog ospita la rubrica LeRicetteApocalittiche, con l’obiettivo di dare il giusto posizionamento a qualsiasi prodotto e dando vita a piatti.

Maurizio Rosazza Prin

Innanzitutto come ti è venuta l’idea delle ricette apocalittiche?

Stavo guardando le persone che assalivano i supermercati nei primi giorni dell’emergenza Covid-19, nonostante gli appelli della Regione e del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che garantivano che l’approvvigionamento al cibo sarebbe stato garantito, e mi son chiesto: “Ma cosa ci fanno con tutto sto cibo?” e ho pensato alle dispense piene di tutte queste persone. E allora mi è venuto in mente di inventarmi qualcosa di utile ma con un tono ironico, che potesse divertire, dando ricette e consigli con cibi che si possono facilmente reperire in questo momento, nelle nostre dispense in casa, nei negozi di quartiere o addirittura con gli avanzi di un cibo fatto il giorno prima. Faccio un esempio: avevo paprika, carote e cipolle. Per usare la paprika (ne avevo molta in dispensa), ho fatto un gulash e il giorno dopo, con il gulash avanzato, ho fatto un ramen di gulash con gli spaghetti di soba che avevo in dispesa da mesi.

È questo il senso del mio progetto: divertirsi in cucina, usare le dispense e arrangiarsi. Se non trovo un ingrediente uso la fantasia e lo sostituisco con un altro.

 

Come ha reagito la tua community? L’idea è piaciuta?

Si stanno divertendo come dei matti. Più o meno ogni mattina, do loro il buongiorno sulle stories di Instagram e Facebook dalla mia dispensa, direttamente dal mobile filmandomi dalla credenza e con mille voci e filmati montati con effetti strani e spiego la ricetta del giorno. L’obiettivo, oltre a fargli usare ingredienti che trovano o che hanno in casa, è fare in modo che stiano su di morale e che facciano un sorriso. Mi stanno ringraziando e questo mi rende super felice. È una piccola resistenza a questa apocalisse che ci sta affliggendo e molti di noi sono soli o in situazioni poco piacevoli. Cerco di ispirarli e non prendendomi troppo sul serio di cucinare per loro, oltre che per me.

 

Ormai sono diversi anni che sei attivo sui social con Chissenefood, raccontaci come si è evoluta la pagina con il tempo.

La pagina è mutata e ha avuto mille idee in questi anni, ma ha mantenuto il suo tono di voce: l’ironia, la voglia di scrivere qualcosa di vero e dare ricette originali. Odio la banalità e la vedo spesso in giro, soprattutto sui social, e cerco di combatterla con le idee. Adesso sto facendo dei video in cui ripercorro la storia della cucina, dalla preistoria al pokè: sapevate che siamo stati noi dare vita alla famosa cucina francese? E perché i romani mangiavano sdraiti? Guardatelo, perché faccio dei personaggi strambi e mille voci e ci sono miei follower che affermano di ammazzarsi dalle risate.

 

Hai mai detto no a una sponsorizzazione? 

Direi di no perché ho un tono di voce così preciso che ho la fortuna di essere cercato da brand che rispecchiano la mia filosofia. La mia è un’altra cucina da supermercato e mi piace spaziare fra gli scaffali. Scelgo prodotti di qualità e che hanno una reale funzione in cucina, cerco sempre di valorizzarli. Mi piace lavorare con i brand, perché a volte sono prodotti che uso fin da bambino. Ho dei ricordi legati a loro: e li tiro fuori!

 

Quali sono i tuoi obiettivi futuri, sia sui social sia al di fuori?

Ho fondato una start up, di nome Delivery Valley, il cui scopo è cucinare cibo di qualità da portare direttamente nelle case dei milanesi prima e degli italiani poi, senza passare dal ristorante ma utilizzando le piattaforme di delivery esistenti. È una sfida importante, ci sono molti brand che fanno pizza, tacos, pasta, vegetariano e giga burger.

Prima di MasterChef lavoravi in pubblicità: cosa hanno in comune il modo dell’advertising e quello della cucina? Cosa invece li separa anni luce?

Io mi considero un comunicatore con la passione per la cucina. In comune hanno l’ossessione per i dettagli, la creatività, che a volte deve essere spinta all’estremo, altre volte deve solo servire il lavoro di team.

Quando una pubblicità o un piatto sono fatti bene, colpiscono il cuore e il cervello, fanno viaggiare con la fantasia. Non vedo proprio anni luce di separazione, sapete. Anzi certe giornate di dure prove a MasterChef, non erano poi così diverse da una normale mattina in advertising. 

Sono entrambi ambienti molto gerarchici e tosti, anzi toast!

 

Quale sarà la prima cosa che farai finito il lockdown?

Abbracciare la Mari, mia mamma, a Lurate Caccivio e il mio cane Wally.  Poi vorrei portare la mia compagna, anche lei chef, Alida Gotta (@_alidagotta_) in montagna a camminare, con un salame e del vino nel suo zaino, il mio Wally, che essendo un maltese cammina poco, e di fianco, il Bel Vittorio (@il_bel_vittorio) che è un collie. 

Perché non c’è niente di più buono di un pane e salame dopo una bella camminata e una lunga quarantena.

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