Stare sul click

Click è una parola onomatopeica con la quale i musicisti chiamano il metronomo.
Il click scandisce il tempo, la misura, la precisione con la quale un esercizio deve essere fatto per portare a un risultato. Risultato che magari arriva dopo anni, perché non è affatto facile stare sul click. Per i batteristi è qualcosa in più: non solo devono andare a tempo – ma devono interpretarlo con il corpo – sincronizzare il cuore, altrimenti non c’è groove. E senza groove la musica, anche quando è a tempo, è floscia.
Stare sul click è un compito difficile soprattutto per chi ha responsabilità collettive. Devi aver passato pomeriggi interi della tua vita con quella lama nelle orecchie, senza un cedimento. Significa saper leggere le cose nel momento esatto in cui accadono, agire nel modo corretto con tempestività, insomma, essere fottutamente preparato.
In questo momento di emergenza generale vedo coloro che ci guidano fuori tempo. Sempre in ritardo, goffi e sgraziati nella postura. Non li immagino nelle loro stanzette di adolescenti a fare esercizi.
Raccoglieremo le macerie, lo abbiamo sempre fatto. E’ una virtù di questo Paese. Ma sarebbe bello che a ricostruire fossero quelli allenati. Con una visione, un senso profondo dell’etica e il sano desiderio di voler cambiare le cose.
Quelli che nelle loro stanzette di adolescenti hanno imparato a stare sul click.

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