UNA, ricerca su Coronavirus: per l’88% avrà impatto sulla industry della comunicazione

Il 66% degli eventi cancellati. Emanuele Nenna: «Parlare di rallentamento e non di stop, di posticipo e non di cancellazione, di nuove opportunità che possono nascere dalle difficoltà»

L’emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia nel corso dell’ultima settimana sta condizionando la vita dei cittadini e delle aziende. L’impatto ci sarà ma il mercato testimonia una certa fiducia. 

UNA – Aziende della Comunicazione Unite ha condotto una ricerca per indagare la percezione delle agenzie italiane, le azioni messe in atto per fronteggiare l’emergenza e le previsioni per i prossimi 12 mesi. Il sondaggio è stato condotto dal Centro Studi UNA tra gli associati e ha visto anche la pronta collaborazione di Assorel.

Tra i rispondenti, i rappresentanti di tutte le anime di UNA, in particolare realtà operanti in ambito pubblicitario, PR e comunicazione integrata, eventi, branding e digital. La stragrande maggioranza dei rispondenti (88%) concorda sul fatto che questa emergenza sanitaria avrà un impatto sull’andamento del mercato della comunicazione anche se più di un’agenzia su due (64%) non è ancora in grado di stimarlo. Diversamente il 7% del campione prevede una flessione intorno al 5% del fatturato mentre il 12% estende questa proiezione alla doppia cifra del 10%. 

Marianna Ghirlanda

A non prevedere ricadute in negativo sul business il 12% del panel. Sul fronte delle misure attivate per tutelare i dipendenti e l’interesse civico, lo smartworking (75%) ha decisamente prevalso, il 53% ha sospeso le trasferte di lavoro mentre il 41% ha cancellato i meeting di persona optando per alternative tecnologiche come video-conferenze, messaggistica istantanea, etc. Dato estremamente rilevante è che solo il 6% ha chiuso sedi operative.

«I dati dimostrano una situazione prevedibile. Di fronte a qualsiasi emergenza il mercato inizialmente si contrae. Questo evidenzia la necessità di trovare misure alternative per far fronte al momento congiunturale. È proprio in momenti come questi che i brand devono dimostrare maggiore vicinanza agli utenti e la comunicazione rimane una leva fondamentale per mantenere vivo il rapporto tra marchio o prodotto e consumatore. È interessante osservare come la stragrande maggioranza delle agenzie abbia messo in atto politiche di smartworking a tutela dei dipendenti e del Paese intero, segno di maturità e responsabilità civica», afferma Marianna Ghirlanda, Responsabile Centro Studi UNA. 

Ma quali gli effetti più immediati? Se sicuramente il dato più rilevante è quello relativo alla cancellazione degli eventi (66%) emerge la piena volontà di agenzie e dei brand di posticipare piuttosto che annullare. Questo traspare nell’ambito delle campagne pubblicitarie – dove la riprogrammazione (50%) supera di gran lunga la cancellazione (12%) – o negli eventi (57%) e produzioni (31%).

«Il mercato ha sicuramente cambiato la sua dieta mediatica, con una maggiore esposizione alle fonti online che fisiche. Questo può essere uno spunto per agenzie e brand per consigliare attività diverse o ridefinire strategie senza compromettere gli obiettivi di business», conclude Ghirlanda.

Emanuele Nenna

Prosegue Emanuele Nenna, Presidente UNA: «All’interno delle agenzie continueremo a lavorare sulla prevenzione, seguendo scrupolosamente le indicazioni delle Autorità. Faccio però anche un appello: da comunicatori esperti dobbiamo contribuire a una corretta narrazione dell’emergenza. Credo che leggere correttamente le informazioni a disposizione e trasmettere messaggi di fiducia, a partire dalla nostra sfera diretta di influenza, possa aiutare. Parlare di rallentamento e non di stop, di posticipo e non di cancellazione, di nuove opportunità che possono nascere dalle difficoltà, e lavorare insieme ai brand per definire fin d’ora strategie di rilancio è il modo migliore in cui la nostra industry può rendersi utile, in un momento così complicato».

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