Campuseros in cerca di privacy, gestione dei dati, lotta alle fake news

Il web del futuro: uno studio di Kantar per Campus Party

Cosa pensano i Campuseros (gli oltre 650.000 giovani talenti che campeggiano in tenda negli eventi Campus Party presenti in 14 Paesi) del web e come vorrebbero che fosse “l’internet del futuro”? Ne ha parlato Federico Capeci, CEO Italy, Greece & Israel – Insights Division Kantar, a Campus Party, l’evento internazionale di innovazione e creatività, realizzato con il contributo di Regione Lombardia e Nexi come main partner, che si è tenuto dal 24 al 27 luglio negli spazi di Fiera Milano Rho

Grazie allo studio “World_Wide_We_”, Kantar e Campus Party hanno raccolto atteggiamenti, attitudini e percezioni sul web di oggi e naturalmente idee per la rete di domani. In ottica di co-creation, i Campuseros sono stati invitati a esprimersi su questi temi, dalla lotta alle fake news al fenomeno dell’hate speech, dalle proposte di nuovi metodi di sostentamento per i siti web, alla difesa della privacy.

È stato inoltre possibile, raccogliere idee specifiche per un web migliore. Quattro finalisti hanno presentato direttamente a Sir Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web, e a tutta la platea del Main Stage dell’evento, le loro proposte concrete, nella modalità unica e distintiva di Campus Party, per ispirare l’evoluzione della rete.

«Il feeling diffuso nei Campuseros – ha commentato Capeci – nei confronti della rete è sempre molto positivo: #apertura, #libertà, #frenesia, #sorpresa, #novità le variabili emozionali maggiormente emerse che definiscono un’esperienza e una percezione ricche e coinvolgenti. Emergono però anche aree come #novità, #trust e #sicurezza con percentuali di accordo meno elevate, segno di problematicità, evidenze di temi che meritano di essere discussi».

Il 66% dei Campuseros ritiene importante (e sarebbe disposto a pagare) avere un web che tuteli la privacy, che non raccolga dati personali, non li metta a disposizione dei giganti del web, che sia garantito contro le fake news. Inoltre, il 98% degli intervistati ha ben chiaro il modello di business basato sulla pubblicità, che sostiene i siti di news, i social network, i motori di ricerca: la loro opinione vede un terzo dei rispondenti d’accordo con il modello, ma un 50% invece disturbato dal sistema che prevede lo sfruttamento dei propri dati (un 12% non se ne cura, mentre un 5% non è informato). La raccolta dei dati di comportamento che sono venduti a terzi (81%), ma anche solo la raccolta (73%) e le geolocalizzazioni (71%) così come anche i dati relativi alla navigazione (64$) evidenziano disagio e malcontento. 

Segui la diretta di: